Tre fatti ed un indizio possono essere una prova? Ebbene negli ultimi giorni la nomina di europea di Christos Stylianides a Rappresentante Speciale per la Libertà religiosa nel mondo; le Deleghe assegnate al Sottosegretario Ivan Scalfarotto (inclusa quelle ai diritti civili e Culti) e le uscite pubbliche dell’Alto Rappresentante ONU Amhed Shaheed in difesa del divieto delle terapie di conversione fanno riflettere sulla unicità delle circostanze.
Sono tutti simpatizzanti della ideologia LGBTI e della nuova narrativa in voga che vuole limitare il diritto umano alla libertà religiosa nel rispetto dei diritti delle persone LGBTI. L’indizio? Proprio in questi giorni, sacerdoti e vescovi tedeschi celebrano le benedizioni di coppie LGBTI in barba al divieto della Chiesa cattolica e nel silenzio di quest’ultima. Dopo due anni dalla fine dell’incarico di Jean Figel e diverse proteste e richieste di riconferma promosse da organizzazioni civili, cittadini e rappresentanti religiosi di tutto il mondo, le titubanze della Commissione europea sono finite: il nuovo rappresentante Speciale è stato nominato, ma dobbiamo ammettere che le lobbies pro aborto ed LGBTI europee hanno avuto la meglio.
La Commissione europea non ha voluto affermare la propria autonomia, né premiare l’eccellente lavoro svolto da Figel durante il suo mandato. No, l’Europa ha ceduto al ricatto e nominato lo scorso 5 Maggio Christos Stylianides, cipriota e già Commissario europeo per gli aiuti umanitari e gestione delle crisi negli anni 2014-2019.
Il lato positivo della vicenda è che l’Europa continuerà ad avere un Rappresentante Speciale per la Libertà religiosa. L’aspetto fortemente preoccupante è invece che Christos Stylianides è un grande sostenitore del Gay Pride e ha promosso l’idea che la Commissione potesse finanziare le multinazionali abortiste Usa a cui Trump aveva tagliato i fondi durante il suo mandato (in applicazione della cosiddetta ‘Gag Rule’). Non è un gran biglietto da visita quello di essere apertamente sostenitore di aborto e dottrine LGBTI, per colui che dovrebbe difendere il pieno ed efficace rispetto della Libertà religiosa a nome della Commissione europea.
Il 3 maggio scorso, con giusto orgoglio, il Sottosegretario Ivan Scalfarotto pubblica sui social media tutta la sua felicità per le Deleghe assegnategli da Ministro degli interni del Governo Italiano: “Alle Autonomie locali, agli Affari dei culti e al FEC, al Personale, e a Diritti Civili, Cittadinanza e Minoranze”. Ci congratuliamo anche noi con lui, non c’è pregiudizio alcuno nel sottolineare che esiste una coincidenza speciale tra le competenze sugli affari dei ‘Culti’ e quelle dei ‘Diritti Civili e Minoranze’. In parole povere, tra le questioni che riguardano le chiese ed i fedeli e quelle che, sempre più frequentemente, riguardano i diritti di persone, coppie e comunità LGBTI. In pochi giorni, prendiamo atto che la bandiera arcobaleno unisce Bruxelles e Roma, agli incarichi che riguardano la libertà religiosa di chiese e credenti sono chiamate personalità apertamente sostenitrici e promotrici della ideologia LGBTI e del diritto all’aborto.
Questa tendenza è stata purtroppo confermata anche dall’ultimo intervento del Alto Rappresentante dell’ONU per la Libertà religiosa Ahmed Shaheed che, in un articolo di suo pugno pubblicato dal The Guardian lo scorso 23 Aprile, si rivolge al Governo inglese invocando il totale bando delle teorie riparative e mettendo in secondo piano ogni pratica religiosa che possa aver a che fare con la ‘conversione’ delle persone LGBTI che lo desiderino. Una cosa interessante l’Alto rappresentate la dice nel suo scritto, frutto della audizione che lo stesso Shaheed aveva avuto nel Parlamento inglese negli stessi giorni, cioè che promuovere pratiche (preghiere o terapie) sulla “base del fatto che c’è qualcosa di ’sbagliato’, ‘peccaminoso’ o ‘patologico’ nelle forme di identità sessuale e di genere non eterosessuali-cis, LGBT +” è sbagliato e contrario ai diritti umani. In questi mesi di dibattito nel Parlamento inglese su tale divieto, le preoccupazioni delle chiese per la propria libertà religiosa sono moltissime e la stessa Chiesa di Inghilterra è dovuta intervenire anche nei giorni scorsi per chiedere che si garantisca la libertà di religione e di preghiera.
Da questi tre fatti possiamo trarre un dato consolidato: se non si è convinti sostenitori delle dottrine LGBTI (e aborto) non è possibile ambire a ricoprire incarichi istituzionali per difendere e promuovere la libertà religiosa. Le ragioni di tutto ciò sono chiare: solo chi è promotore (quanto meno simpatizzante) della ideologia LGBTI può mediare, cioè ‘limitare ragionevolmente’, il diritto inalienabile alla libertà religiosa e di culto con i nuovi diritti ‘civili’ assoluti. A questi tre fatti, di per sé tanto inquietanti quanto specchio brillante dello spirito odierno, se ne aggiunge un altro. Sono questi i giorni della manifestazione del dissenso e della protesta di molte chiese e pastori cattolici tedeschi che, in pubblico disprezzo delle indicazioni vaticane e del Catechismo della Chiesa cattolica, celebreranno le benedizioni delle coppie LGBTI nelle loro chiese e cattedrali. L’Ideologia LGBTI ha dunque conquistato le istituzioni pubbliche ed è penetrata anche nella Chiesa cattolica. Ora che gli interpreti della realtà religiosa e i sacerdoti della Chiesa sostengono la nuova dottrina LGBTI che ci rimane della libertà di culto e della fede cristiana?
Luca Volontè
9 maggio 2021