Nella Giornata mondiale della lingua materna, ricordiamo le parole del Papa sull’importanza della lingua appresa dalle madri: è una lingua capace di resistere alle colonizzazioni ideologiche e di trasmettere la fede.
Si è celebrata il 21 febbraio la Giornata internazionale della lingua materna, promossa dall’Unesco per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo. Papa Francesco ha spesso parlato dell’importanza della lingua madre.
Resistere alle colonizzazioni ideologiche custodendo la lingua materna
La lingua materna – sottolinea Papa Francesco – è un baluardo contro le colonizzazioni ideologiche e culturali, contro il pensiero unico che vuole distruggere le diversità. “Uno degli indicatori di una colonizzazione culturale” – ha detto nella Messa a Santa Marta del 23 novembre 2017 – è “cancellare la storia” per togliere la libertà di pensiero. Come a dire: “La storia incomincia con me, incomincia adesso, con il racconto che io faccio adesso, non con la memoria che vi hanno trasmesso”. Conservare la lingua materna significa resistere a questa imposizione culturale: “Non c’è alcuna colonizzazione culturale che possa vincere il dialetto”. Il dialetto “ha radici storiche” .
Le donne portano avanti la memoria e il dialetto
“Anche oggi – afferma il Papa – siamo davanti a tante colonizzazioni che vogliono distruggere tutto e incominciare un’altra volta”, imponendo nuovi “valori”. Ma “ci sono due cose che ci difendono sempre: la memoria e il dialetto”. E “chi porta avanti la memoria e il dialetto?” domanda il Papa: “Le donne, che sono più forti degli uomini”. “Soltanto la forza delle donne è capace di resistere a una colonizzazione culturale e ideologica”: ce lo testimonia la storia – sottolinea – dalla Bibbia fino alle dittature genocide nell’Europa del secolo scorso.
Il dialetto contro gli indottrinamenti
Il segreto della capacità delle donne di difendere con “coraggio e tenerezza” la storia di un popolo sta nella “trasmissione della fede” puntando sulla “memoria” e sul “dialetto”, sulla capacità cioè di farsi capire dai bambini insegnando loro i valori autentici che li salvano dagli “indottrinamenti”. “Le mamme, come le donne sono capaci di difendere un popolo, di difendere la storia di un popolo, di difendere i figli” trasmettendo la fede.
La fede si trasmette con il dialetto
E “come si trasmette la fede? “Si può fare soltanto ‘in dialetto’ – ha detto il 7 gennaio scorso ai genitori presenti nella Cappella Sistina per il Battesimo dei figli – nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna. Poi verranno i catechisti a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con spiegazioni… Ma non dimenticatevi questo: si fa ‘in dialetto’, e se manca il dialetto, se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione non è tanto facile, non si potrà fare. Non dimenticatevi. Il vostro compito è trasmettere la fede ma farlo col dialetto dell’amore della vostra casa, della famiglia”. La vera fede – afferma Francesco – si impara dalle labbra della mamma, da quel dialetto che soltanto il bambino può conoscere.
Imparare a parlare il linguaggio degli altri
Incontrando i vescovi peruviani a Lima il 21 gennaio scorso, il Papa parlando dell’evangelizzazione delle popolazioni indigene e dei catechismi tradotti nelle lingue native quechua e aymara, ha osservato che è “necessario imparare a parlare il linguaggio degli altri: solo così il Vangelo” può “essere capito e penetrare nei cuori”. “Non basta solo arrivare in un posto e occupare un territorio, bisogna poter suscitare processi nella vita delle persone perché la fede metta radici e sia significativa. E a tale scopo dobbiamo parlare” la lingua degli altri, “occorre arrivare lì dove si generano i nuovi temi e paradigmi, raggiungere con la Parola di Dio i nuclei più profondi dell’anima delle nostre città e dei nostri popoli. L’evangelizzazione della cultura ci chiede di entrare nel cuore della cultura stessa affinché questa sia illuminata dall’interno dal Vangelo”.
Sergio Centofanti
VaticanNews, 21 febbraio 2018