L’accordo di Doha con i talebani voluto da Trump poneva molte condizioni al ritiro americano. Nessuna di queste è stata rispettata, ma Biden ha tirato dritto ugualmente.
La colpa del disastro è solo sua- Posto che, ovviamente, non sarebbe stato facile, l’accordo tra Stati Uniti e talebani era pieno di scappatoie legali. Condizionava infatti il ritiro americano al raggiungimento di un accordo politico tra talebani e il governo afghano di Ghani. Questi colloqui dovevano essere preceduti da un maxi scambio di prigionieri. Nel frattempo, i talebani avrebbero dovuto combattere Al Qaeda e Isis. Nessuna delle tre condizioni è stata davvero rispettata, ma Biden non ha fatto una piega, desideroso com’era di porre fine alla madre di tutte le guerre infinite americane.
Se Joe Biden ha le sue colpe per il disastroso ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, non dimentichiamo che l’accordo con i talebani era stato voluto e ratificato da Donald Trump. Questa tesi, che ha come scopo quello di salvare la faccia al presidente democratico, è stata ripetuta fino allo sfinimento nell’ultimo mese. Lo stesso Biden nel confuso e pinocchiesco discorso del 16 agostodisse: «Dopo l’1 maggio, la dura realtà è che avevamo solo due possibilità: seguire l’accordo per ritirare le nostre truppe o inviarne altre migliaia e portare il conflitto in Afghanistan nel suo terzo decennio».
Gli Usa potevano non ritirarsi dall’Afghanistan
Nel disperato tentativo di lanciare un salvagente a Biden, nei guai fino al collo in patria e sotto il fuoco di fila dei repubblicani, Repubblica ha scritto venerdì: «Ora Biden è costretto sulla difensiva, proprio lui che veniva descritto come lo statista anziano con maggiore esperienza di politica estera. La destra ha la memoria corta. Il partito repubblicano che chiede la sua testa dimentica che date e modalità del ritiro erano state concordate fra l’Amministrazione Trump e i rappresentati dei talebani, un anno fa a Doha in Qatar».
Repubblica non deve essersi accorta che Biden, con le sue parole del 16 agosto, ha fatto svenire un’intera generazione di fact-checker. Continuare a sostenere che gli Stati Uniti dopo l’accordo di Doha non avessero altra scelta che andarsene senza porre condizioni è una sciocchezza. Così come era una evidente falsità l’affermazione di Biden secondo cui il terrorismo in Afghanistan era ormai stato sconfitto e non c’era più una minaccia diretta per la sicurezza degli Stati Uniti. L’attentato di ieri all’aeroporto di Kabul lo dimostra senza bisogno di ulteriori spiegazioni.
L’accordo di Trump non è stato rispettato
Tornando all’accordo di Doha, però, è bene ricordare ai quotidiani italiani quello che i giornali americani, liberal o conservatori, scrivono onestamente da settimane. E cioè che nessun passaggio dell’accordo di Doha vincolava Biden a ritirare le truppe americane così in fretta e a quel modo. Anzi. Stando alla lettera dell’accordo, gli Usa non avrebbero mai dovuto andarsene.
Infatti, come sottolinea l’Associated Press, «gli Stati Uniti avrebbero potuto ritirarsi dall’accordo in caso di fallimento dei colloqui di pace in Afghanistan. I colloqui sono falliti ma Biden ha deciso di preservare l’accordo, limitandosi a spostare il ritiro finale delle truppe da maggio a settembre». Chris Miller, tra i principali funzionari dell’antiterrorismo del Pentagono, conferma: «Se Biden pensava che si trattasse di un cattivo accordo, avrebbe potuto rinegoziarlo. Ha avuto decine di opportunità per farlo, se davvero l’avesse voluto».
Le condizioni dell’accordo di Doha
Posto che, ovviamente, non sarebbe stato facile, l’accordo tra Stati Uniti e talebani era pieno di scappatoie legali. Condizionava infatti il ritiro americano al raggiungimento di un accordo politico tra talebani e il governo afghano di Ghani. Questi colloqui dovevano essere preceduti da un maxi scambio di prigionieri. Nel frattempo, i talebani avrebbero dovuto combattere Al Qaeda e Isis. Nessuna delle tre condizioni è stata davvero rispettata, ma Biden non ha fatto una piega, desideroso com’era di porre fine alla madre di tutte le guerre infinite americane.
Un giorno prima della firma dell’accordo di Doha, uno dei principali negoziatori americani affermò: «L’accordo non è irreversibile, gli Stati Uniti non sono in alcun modo obbligati a ritirare le truppe se i partiti afghani non riusciranno a trovare un accordo o se i talebani mostreranno di essere in cattiva fede». Invece di prendere provvedimenti, davanti al fallimento delle trattative e al comportamento bellicoso dei talebani, lo stesso Biden dichiarava alla Abc che, anche senza l’accordo di Trump, «avrei cercato di trovare un modo per ritirare le nostre truppe» e che «non esiste un momento buono per abbandonare l’Afghanistan». Il presidente repubblicano, al contrario, aveva detto che l’America era pronta a usare la forza in ogni momento dei negoziati se «accadranno brutte cose».
Gli errori di Biden non sono colpa di Trump
Biden dunque non ha che da rimproverare se stesso per gli errori fatti durante il frettoloso e rovinoso ritiro dall’Afghanistan, che ha finito per mettere in pericolo mortale le stesse truppe americane. E i giornali dovrebbero smetterla di cercare alibi all’incompetenza del presidente democratico, addossando colpe inesistenti a Trump. Il quale ha ovviamente buon gioco a sparare sulla Croce Rossa: «Questo è il singolo momento più imbarazzante della storia del nostro paese. Nell’ultimo anno e mezzo non era morto neanche un soldato americano e una delle condizioni per il ritiro era che non venisse ucciso un singolo soldato americano. Questa tragedia non sarebbe mai dovuta accadere».
Leone Grotti
Tempi.it
28 Agosto 2021