Pakistan. Nel Punjab circa 800 famiglie cristiane sono fuggite dal villaggio di Dhir invaso il 19 febbraio da una folla inferocita che, istigata dal gruppo islamista Tehrik-e-Labaik Ya Rasool, chiedeva l’esecuzione capitale per un giovane accusato di aver offeso il profeta Maometto con una fotografia pubblicata su Facebook.
AsiaNews riferisce che la colpa di Patras Masih, un ragazzo cristiano di 18 anni, consiste a quanto pare nell’aver pubblicato sul social network l’immagine di una persona posta sulla sommità del Roza-e-Rasool, il mausoleo in onore di Maometto eretto a Medina, in Arabia Saudita. Per un giorno intero i dimostranti hanno percorso le vie del villaggio chiedendo che il ragazzo venisse impiccato pubblicamente. Patras è stato quindi arrestato e adesso rischia un processo per blasfemia e gravi sanzioni.
A peggiorare lo scenario, il 26 febbraio è giunta la notizia che Sajid Masih, cugino di Patras, si è gettato dal quarto piano della stazione di polizia dove degli agenti lo stavano interrogando. Sajid, che è sopravvissuto ma versa in gravi condizioni, ha raccontato ai parenti accorsi al suo capezzale di essere stato picchiato ripetutamente con violenza e di aver deciso di compiere il gesto disperato allorché gli agenti gli hanno ingiunto di insultare il cugino e di praticargli del sesso orale: “Quando tutti i miei appelli alla clemenza risultavano inutili e gli agenti continuavano a insistere, non avevo altra scelta se non gettarmi dalla finestra”.
AsiaNews ha raccolto le proteste rivolte al governo pakistano dalle associazioni impegnate in difesa delle minoranze perseguitate. “Chiediamo che al più presto venga aperta un’indagine su questo episodio e vengano adottate azioni severe contro i funzionari coinvolti – è l’appello della Cecil & Iris Chaudhry Foundation – simili atti di brutalità non possono essere sottovalutati”. L’avvocato Jabran Nasir, noto attivista, nel deplorare il comportamento degli agenti ha chiesto al governo e al presidente della Corte suprema di fornire protezione a Sajid, a Patras e ai loro parenti. La famiglia di Patras risulta irreperibile dal 19 febbraio.
Anna Bobo
La Nuova Bussola Quotidiana, 28 febbraio 2018