Alcuni studenti del Liceo “Alexis Carrel” di Milano voteranno il 4 marzo per la prima volta. In questa lettera rivolgono ai politici, tutti, 7 domande a tutto campo.
Cari politici,
siamo dei ragazzi di quinta superiore che il prossimo 4 marzo sono chiamati per la prima volta a votare. Fra i banchi di scuola e i tavoli del McDonald’s più volte ci siamo confrontati su temi politici e, partendo dalle nostre esperienze di studenti, ci sono nate sette domande che vorremmo porvi e a cui ci piacerebbe che deste una risposta.
1. Ciascuno di noi o nella propria classe o nella propria squadra ha amici stranieri. Per questo capiamo che l’integrazione è prima di tutto un compito di ciascuno di noi. Come posso aiutare i miei amici stranieri ad integrarsi? Lo ius soli aiuta a fare questo percorso? Ci sono molte strutture come Portofranco che fanno un bel lavoro per aiutare l’integrazione. Non si può puntare su di esse? Come volete muovervi rispetto ai nostri amici stranieri e a tutti gli stranieri che ci sono?
2. Un altro tema che abbiamo affrontato è quello dell’Europa, a cui riconosciamo l’importanza che ha avuto storicamente per l’Italia e che ha tuttora. Infatti vediamo in essa grandi possibilità per il nostro paese e per i giovani come il fatto di potersi muovere liberamente o gli sbocchi lavorativi che offre. Tuttavia ci sembra che l’Europa stia diventando per l’Italia un dover sottostare a norme e sanzioni di paesi più forti che spesso vanno contro i nostri interessi. Come intendete muovervi?
3. Alcuni di noi frequentano scuole paritarie che ci sembrano portare valore allo Stato: sono di buona qualità e permettono allo stato di risparmiare. Ad esempio guardando i dati della fondazione Agnelli abbiamo notato che molti di esse occupano le prime posizioni della classifica. Se le scuole paritarie portano vantaggi allo Stato, perché non favorirle?
4. Vi raccontiamo la storia di due nostri amici: Giovanni, laureato in giurisprudenza, ha 35 anni ed è assunto come stagista in uno studio, Giacomo, laureato in fisica con il massimo dei voti, è costretto a viaggiare tra Francia e Germania per fare la carriera universitaria. Pur riconoscendo il valore della possibilità di studiare e lavorare all’estero, questo non può escludere la possibilità di rimanere in Italia nel caso uno lo desideri. Perché molti nostri amici laureati devono andarsene se vogliono avere un lavoro adeguato?
5. Studiando in questi cinque anni abbiamo capito di quale cultura e tradizione è in possesso l’Italia. Il 50 per cento dei beni dell’Unesco è in Italia. Come si può valorizzare il nostro patrimonio?
6. La mamma di un nostro amico fa la centralinista in un’azienda statale e ci raccontava che sono in tre persone a fare il lavoro che potrebbe tranquillamente svolgere una sola persona, con il risultato di allungare i tempi delle operazioni. Perché avviene questo? Perché lo Stato (quindi le tasse dei cittadini) deve pagare tre stipendi al posto di uno? Perché una persona deve fare un lavoro inutile?
7. Sempre la mamma del nostro amico ci raccontava che sta nascendo un’azienda di call center privata, ma la sede non sarà in Italia ma in un altro paese perché le tasse per le aziende in Italia sono troppo elevate. Non si possono aiutare le aziende che vogliono nascere così che non siano obbligate ad andare in altri paesi?
Sappiamo che siamo in ritardo e che siamo un po’ ignoranti su molti temi, ma se voleste risponderci ci farebbe piacere. Intanto grazie perché ci avete obbligati a fare un lavoro bello, a scoprire, conoscere e a confrontarci tra noi sui nostri bisogni senza ideologia e scontri.
Alcuni studenti del Liceo “Alexis Carrel”, Milano
Il Sussidiario.net, 28 febbraio 2018