Nel nord del Belgio il 10% dei neonati che muoiono viene in realtà soppresso perché i medici pensano che le loro vite non valgano la pena di essere vissute. E’ quanto riportato da uno studio dell’autorevole rivista scientifica “British Medical Journal”. In più, l’Istituto Europeo di Bioetica ha spiegato che nel 91% dei casi la principale ragione dell’eutanasia infantile è stata collegata alla mancanza di prospettiva di benessere psico-fisico nel corso della vita.
«Questo abominio è possibile per via della legge sull’eutanasia, che non ha limiti di età in Belgio. Nelle Fiandre, infatti, dal 2016 al 2017 i bambini fino all’età di un anno hanno ricevuto farmaci con l’esplicita intenzione di ucciderli. Dunque un vero e proprio infanticidio ad opera dei medici e dello Stato che pensano che queste vite non siano degne di essere vissute. Questo orrore potrebbe, a breve, divenire realtà anche in Italia», denuncia Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia. L’8 ottobre, infatti, i Radicali presenteranno le firme per il Referendum sull’Eutanasia e il 25 ottobre il Parlamento sarà chiamato a discutere il Testo Unico sul suicidio assistito,
«Se l’Italia si appresta a dover decidere se legalizzare o meno l’eutanasia, è veramente il caso che ciò avvenga con un dibattito pubblico ampio, libero ma soprattutto onesto. I promotori del referendum e delle proposte di legge non ci presentino l’ipocrita rassicurazione di soppressioni “controllate” e solo in “casi gravissimi” di “sofferenza intollerabile”. L’esperienza, soprattutto quella estera, dimostra che questi “paletti” sono destinati a saltare nel giro di poco. Si dica onestamente che si vuole legalizzare il diritto di chiunque, al di là di qualsiasi condizione fisica o psichica, di essere ucciso in maniera controllata e, per così dire, “dignitosa”. Si dica onestamente che si vuole semplicemente abolire l’imperativo morale del ‘“non uccidere”. L’esito di una così infernale operazione non potrà però che essere una ulteriore degradazione del valore morale della vita umana, che l’intera società pagherebbe a caro prezzo», ha affermato Jacopo Coghe, vicepresidente della Onlus.
«Questa linea di pensiero – conclude la nota di Pro Vita & Famiglia – porterà l’Italia a diventare come quei pochissimi Paesi (solo una decina su 194), come appunto il Belgio, che hanno legalizzato da anni il suicidio assistito o l’eutanasia e che sopprimono neonati e bambini, che i medici pensano possano sviluppare gravi patologie».
COMUNICATO STAMPA
Roma, 6 ottobre 2021