CORRIERE DELLA SERA – Covid e assembramenti: «Negli spazi all’aperto il rischio è bassissimo. Temo di più i treni locali»

By 10 Ottobre 2021Coronavirus

Carlo Signorelli, ordinario di Igiene al San Raffaele di Milano: giusto allargare le maglie però bisogna essere rigorosi nel far indossare ancora la mascherina.

«Sto andando allo stadio a vedere Milan-Atletico Madrid. Ci vado sempre, da spettatore o da commissario antidoping per conto della Figc e parlare di capienza limitata mi ha fatto sempre molto ridere. Quando era al 50% significava ritrovarsi pigiati in una parte delle tribune e nessuno portava la mascherina. Quindi tanto vale allargare le maglie come giustamente è stato fatto».

Carlo Signorelli, ordinario di igiene all’università Vita e Salute San Raffaele, past president della società italiana di igiene (Siti), lo ripeteva anche un anno fa, quando l’epidemia volava e i vaccini erano soltanto all’orizzonte.

Cosa diceva?

«Lo ripeto e rimango della stessa idea: il rischio di contagio negli spazi all’aperto è bassissimo, tanto più che adesso c’è l’obbligo di presentare il green pass. Concentriamoci piuttosto sui luoghi critici, quelli dove si creano assembramenti pericolosi. Ad esempio i mezzi di trasporto, i convogli delle linee ferroviarie regionali…».

È d’accordo con chi contesta le proposte del Comitato tecnico scientifico che ha sì aumentato le capienze ma secondo le organizzazioni di categoria non abbastanza?

«Sarei più tollerante per quanto riguarda le manifestazioni open air dove i limiti di capienza erano soltanto sulla carta e non avevano una logica. Vedevi settori completamente vuoti e poi una parte degli spalti debordanti di pubblico. Non era certo quello il modo di soddisfare il requisito del 50%. Eppure si è andati avanti così. Adesso, con il green pass, il rischio si è molto ridotto. Sarei rigoroso però nel far indossare la mascherina e invece nessuno controlla. Inutile stare a ritoccare le percentuali se poi nessuno verifica il rispetto dei comportamenti che restano sempre una delle armi con cui si combatte un’epidemia da virus respiratorio».

E al chiuso, teatri, cinema, sale da concerto, i luoghi della cultura che stanno soffrendo?

«Il discorso cambia un po’. Nei luoghi chiusi i virus si trovano alla grande. Però sono d’accordo nell’aver ritoccato verso l’alto le percentuali della capienza, purché venga applicato rigorosamente l’obbligo di entrare con green pass e di non togliersi mai la mascherina da naso e bocca. Allargare al 100% in questa fase mi sembra prematuro e affrettato anche se comprendo le sacrosante ragioni dei gestori. Ma andiamo verso la stagione fredda, ideale per la circolazione dei virus».

I gestori delle discoteche sono in rivolta, comprende anche loro?

«Mi dispiace per chi dovrà aspettare. Il problema della sicurezza in questi luoghi è innegabile. La gente balla, si accalora, parla a voce alta per farsi sentire, certo non usa la mascherina. È difficile controllare la situazione. Occorrerebbe un protocollo molto stringente che poi all’atto pratico risulterebbe difficile da applicare. Teniamo presente poi che a frequentare le discoteche sono i giovani, in parte non ancora vaccinati».

A proposito di freddo, come vede la prossima stagione sciistica?

«La vedo bene, nel senso che disponiamo ormai di tutti gli strumenti per gestirla in estrema sicurezza. Si potrebbe ad esempio dare lo ski pass solo ai possessori di carta verde. Per il resto ci sarebbe solo il problema di regolamentare i flussi e prevenire gli assembramenti alla base degli impianti».

Come le sembra l’andamento dell’epidemia in Italia in queste ultime settimane?

«La quarta ondata è finita, il numero di casi rispetto alla fine di luglio si è ridotto a meno della metà. Dall’inizio di settembre, il periodo in cui ci sono state le massime esposizioni legate alla ripresa della scuola e dell’università e all’uso dei mezzi urbani di trasporto, la situazione non si è modificata. Non si intravedono segnali preoccupanti, a meno di grandi sorprese. Il merito è dei vaccini. Ma sia ben chiaro che non siamo fuori dall’epidemia e la gente deve tenerlo bene a mente».

Margherita De Bac

Corriere della Sera – 29 Settembre 2021