Il tema delle “fake news”, o “bufale” come si è sempre detto, pare oggi molto sentito da intellettuali e opinionisti. Eppure spesso sembra che quando queste forme di disinformazione riguardano la Chiesa cattolica sia lecito avere una manica piuttosto larga.
Un piccolo esempio viene dal biologo e collaboratore del “Corriere della Sera” Edoardo Boncinelli, che ha recentemente pubblicato alcuni libri estremamente critici, per non dire aggressivi, nei confronti della religiosità (“Contro il Sacro, perché le fedi ci rendono stupidi”) e che sul suo profilo Facebook ha rilanciato l’articolo di un sito statunitense secondo cui l’arcivescovo di Melbourne Denis Hart avrebbe affermato che in un atto pedofilo c’è «un incontro spirituale con Dio». Oltre al sottoscritto, diverse persone hanno segnalato a Boncinelli che quella da lui rilanciata è una palese falsità, come dimostrato anche dal noto sito Snopes.com, che si occupa dal 1994 di stanare fake news e leggende metropolitane. Dopo aver ignorato tali segnalazioni, alla fine Boncinelli ha risposto con un: «Se non l’ha detta lui, l’ha detto qualche altro. Perché Platone che ha detto?». Di scuse per aver contribuito ad alimentare una calunnia, ovviamente neanche l’ombra. Paolo Ghilardi
La «manica larga» di cui lei parla, caro signor Ghilardi, non è esattamente una novità. Eppure colpisce il pregiudizio anti-cattolico che segna la piccola storia triste che lei ricapitola nella sua lettera: basterebbe appena un po’ di buon senso per capire l’assurdità di una frase infame e infamante come quella che è stata messa in bocca all’arcivescovo australiano Hart. L’origine della feroce bufala, una delle troppe fake news di questo nostro tempo digitale, è stata per di più scoperta e segnalata da tempo e da tanti, ma evidentemente per qualcuno invano… E non è un mistero, purtroppo, che maldicenti e malpensanti si trovano a proprio agio in questo web nel quale si continua ad associare una modernissima velocità nella propagazione di notizie – o pseudo-notizie – alla antica e indecente fissità della gogna. E oggi come ieri si può essere appesi a colpe che non si hanno. O vedersi attribuite parole non solo vergognose, ma umanamente e cristianamente inconcepibili.
Quando nel 2017, dopo un’indagine di cinque anni sugli abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa cattolica in Australia, l’apposita “Royal Commission” ha reso pubblici i risultati dei suoi lavori, ha ritenuto anche di aggiungere una sorprendente raccomandazione che i sacerdoti cattolici informino l’autorità giudiziaria di casi di abusi sessuali appresi in sede di Confessione. L’arcivescovo Hart, di fronte a quella richiesta, ha semplicemente ricordato che il sigillo del confessionale è inviolabile e che il sacramento della riconciliazione e della penitenza è «un incontro con Dio attraverso un sacerdote». Ebbene un sito di informazione scandalistica con sede a Londra ha incredibilmente associato questo virgolettato di Hart – «è un incontro con Dio» – non al confessionale, ma al crimine di abusi sessuali sui minori. La cosa è poi rimbalzata di sito in sito, senza che quasi nessuno si preoccupasse di effettuare un banale controllo sulle fonti.
È un episodio che, lo ripeto, può aiutare a riflettere una volta di più sulla responsabilità dei media vecchi e nuovi nel tempo di internet. Ma più ancora dovrebbe suggerire seri pensieri su quanto in questo secondo decennio del XXI secolo sia ancora e sempre difficile correggersi e chiedere semplicemente scusa per chi – specie se intellettuale, politico o giornalista… – incorre in un evidente e persino clamoroso errore. Mi creda, gentile amico, vorrei tanto poter chiedere scusa io al professor Boncinelli e trovarmi nella condizione di darmi anche dello “stupido” e non certo perché – come lo scienziato è arrivato a sostenere nel libro da lei ricordato – sono un “credente”, ma semplicemente perché vorrei non essermi accorto che almeno lui, tra i tanti che lo hanno calunniato, le sue scuse al vescovo Hart alla fine le ha già fatte. Vorrei…
Marco Tarquinio
Avvenire.it, 24 febbraio 2018