Perdona l’assassino del figlio sacerdote e consola la famiglia

By 22 Marzo 2018Testimoni

Il gesto dell’anziana madre di padre Xavier Thelekkat, ucciso in Kerala a 52 anni dall’ex sacrestano.

Le ha ucciso il figlio sacerdote, ma lei lo ha perdonato. E ha consolato la famiglia dell’assassino. Siamo in India. L’anziana madre di padre Xavier Thelekkat, ucciso in Kerala a 52 anni dall’ex sacrestano che aveva licenziato, ha trovato ne suo cuore la forza del perdono. Due giorni fa Thressia Thelekkat ha fatto visita alla famiglia di Johny Vattaparampil, catturato il 2 marzo mentre si nascondeva nella foresta vicino la chiesa di Kuruishmala, dove è avvenuto l’omicidio. Le immagini dell’anziana donna che abbraccia e consola Annie, la moglie dell’assassino in lacrime, hanno fatto il giro della rete. Annie, madre di due figlie, è scoppiata a piangere, incapace di parlare. Ha potuto solo giungere le mani chiedendo perdono. In seguito ha dovuto essere portata in ospedale, perché dopo la visita è crollata per l’emozione.
Secondo News Vision, un canale televisivo locale, “la famiglia di Vattaparampil era stata isolata e viveva nella miseria e nello scoramento. La visita ha dato loro grande conforto”.

Padre Thelakkat apparteneva all’arcidiocesi di Ernakulam-Angamaly, di rito siro-malabarese, ed era il rettore del santuario di san Tommaso a Malayattoor, famosa meta di pellegrinaggio. Nel 2004 il Vaticano gli ha conferito lo status di “Centro internazionale di pellegrinaggio”, il primo in India. Qui il sacrestano aveva lavorato per 37 anni, prima di essere licenziato circa tre mesi fa. Il motivo del licenziamento era il perenne stato di ubriachezza in cui l’uomo si presentava a lavoro. L’aggressore aveva chiesto di essere reintegrato nelle sue mansioni, ma il sacerdote aveva rifiutato. Per vendetta, Johny l’ha accoltellato a una gamba e poi è fuggito. La vittima è morta dissanguata prima di giungere in ospedale.

A organizzare l’incontro tra le due famiglie è stato padre John Theckanath, parroco della chiesa di Malayattoor. Thressia era accompagnata dalla figlia, che porta il suo stesso nome, da Sebastian, fratello minore del sacerdote, e Pappachan, cugino del defunto.

L’assassino si trova ora in custodia della polizia ed ha ammesso la responsabilità del suo gesto come vendetta per essere stato sospeso per l’abuso di alcol. Al momento dell’arresto, Vattaparampil era in condizioni fisiche precarie e ha chiesto acqua e cibo. Pare che abbia tentato il suicidio, senza successo.

Avvenire.it, 6 marzo 2018