Fra i mentitori seriali di quel disgraziato 2011 e di oggi c’è senza alcun dubbio l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy che prima di far volare i caccia transalpini a bombardare la Libia qualche anno prima, secondo le indagini della giustizia francese che lo ha posto in stato di fermo, si era fatto ‘’oliare’’ la campagna elettorale con i bei milioni proprio di Muammar Gheddafi.
Perché si preferì permettere l’eliminazione fisica di Gheddafi? Chi temeva per le sue rivelazioni? Chi aveva a cuore che lui e il suo bagaglio di rivelazioni non emergessero?
La storia fa il suo corso, sempre. E presto o tardi si incarica di dichiarare spergiuri coloro che hanno mentito. Non sarà sfuggita a chi conosce le vicende di questo nostro Paese la citazione sottile delle parole di Bettino Craxi nell’aula di Montecitorio, in quello che con ogni probabilità è stato il suo discorso più famoso. Il tema è un altro, il tempo è un altro ma i significati non cambiano: coloro che allo scoppio della Primavera Araba si sperticarono in dichiarazioni a favore dei presunti liberatori, degli assassini di Muammar Gheddafi e dell’intero quadrante geografico nordafricano debbono assumersi tutta la responsabilità di quel disastro.
E fra i mentitori seriali di quel disgraziato 2011 e di oggi c’è senza alcun dubbio l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy che prima di far volare i caccia transalpini a bombardare la Libia (insieme agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna) qualche anno prima, secondo le indagini della giustizia francese che lo ha posto in stato di fermo, si era fatto ‘’oliare’’ la campagna elettorale con i bei milioni proprio di Muammar Gheddafi. Di quel raìs che poi è stato assassinato in circostanze volutamente mai chiarite. Oggi i media parlano di cinque milioni, ma all’epoca (e non mi è difficile pensare che siano pochi per una campagna all’Eliseo) lo stesso Saif al Islam, figlio di Gheddafi, raccontò di qualcosa come cinquanta milioni di finanziamento illecito dal padre a Sarkozy per la sua campagna del 2007.
Le cifre sono importanti ma non mutano la gravità di ciò che accadde dopo, visto che la Libia (e non solo) verrà totalmente devastata da una guerra civile senza precedenti e di cui ancora oggi subiamo le conseguenze in tema di instabilità e di esplosione migratoria.
La domanda va posta in tutta la sua crudezza: perché si preferì permettere l’eliminazione fisica di Gheddafi? Chi temeva per le sue rivelazioni? Chi aveva a cuore che lui e il suo bagaglio di rivelazioni non emergessero? Le complicità in questa storia sono molte ma rimane la certezza di un’operazione internazionale criminale atta a distruggere un equilibrio mediterraneo non democratico, ma stabile. Oggi le risatine di Sarkozy e della sua amica Angela Merkel hanno tutto un altro sapore e c’è da chiedersi perché fino ad oggi coloro che plaudevano alla falsa primavera hanno mentito così spudoratamente: soldi? Potere? Probabile.
Ai tempi, nei dibattiti televisivi si obiettava spesso che non c’erano jihadisti in Libia fra le fila di chi dava la caccia a Gheddafi. Strano perché poi è arrivato Isis, con Al Qaeda, con l’assassino d’Algeria Mokhtar Belmokhtar. Ma sta di fatto che la partita di ritorno è iniziata e Sarkozy non sarà la prima e l’unica vittima che farà l’accertamento della verità su quei fatti torbidi. Non a caso arrivano le accuse internazionali al Qatar, sui suoi rapporti (finanziari e politici) pericolosi con il fronte jihadista che fece da manovalanza proprio a quelle operazioni, sul finanziamento ad ogni forma di rivolta, di movimento estremista e proselitista. La verità arriverà, anche qui. E si spera che anche in Italia si apra qualche dossier su questa storia.
E come spunteranno fuori i veri motivi dell’eliminazione di quel Gheddafi che sarebbe stato bene parlasse. Ma al posto suo, a quanto pare, stanno parlando i milioni. E lo faranno anche altrove, presto o tardi, mettendo fine alla menzogna perenne delle primavere arabe.
Souad Sbai
La Nuova Bussola Quotidiana, 21 marzo 2018