In queste settimane, tutti ci riempiamo la bocca con la parola “pace” osservando con preoccupazione la guerra che si sta combattendo in Ucraina e temendo che il conflitto possa ampliarsi a livello mondiale. Questa drammatica situazione ci invita a pregare costantemente per la pace mondiale ma pure ad approfondire questo concetto. E, noi, nel cammino spirituale che stiamo percorrendo in questa Quaresima 2022 lo faremo da due angolature: analizzando il Magistero della Chiesa Cattolica e interrogandoci sui comportamenti che ognuno deve assumere per divenire un “soggetto di pace” nella quotidianità.
Pace e Chiesa Cattolica
Per quanto riguarda l’opinione della Chiesa, il punto di riferimento fondamentale oltre i vari pronunciamenti dei Papi dell’ultimo secolo, è l’enciclica “Pacem in terris” di Giovanni XXIII pubblicata il 1 aprile 1963. Fu divulgata alcuni mesi dopo la “crisi dei missili di Cuba”, cioè il confronto e scontro tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica in merito al dispiegamento di missili balistici sovietici a Cuba in risposta a quelli statunitensi schierati in Turchia, Italia e Gran Bretagna e in vicinanza della frontiera con l’URSS. L’episodio, che pochi ricordano, fu valutato come uno dei momenti più critici della Guerra Fredda, arrivando vicini a un conflitto nucleare.
Nell’enciclica, rivolta a tutti “gli uomini di buona volontà”, il Papa afferma che la pace può essere costruita nonostante le fosche nubi che attorniano il mondo ed è definita “un anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi”(1). La pace, però, non è esclusivamente “assenza di guerra” ma l’insieme delle “relazioni positive” tra gli individui e tra le comunità sorrette da quattro pilastri: la verità, la giustizia, l’amore e la libertà (cfr. 18-19).
Verità: intesa come trasparente ricerca del bene comune.
Giustizia che si attua in una società mediante reciproci diritti e doveri.
Solidarietà interpretata come la creazione di quel minimo indispensabile di beni affinchè ogni uomo possa realizzare la sua vita.
Libertà definita come possibilità che ogni uomo deve poter esercitare per manifestare i suoi valori, la sua partecipazione alla vita politica e sociale e anche la sua religiosità.
Infine, il Papa richiama che la pace si consolida unicamente nel pieno e totale rispetto dell’ordine naturale stabilito da Dio.
Pace e vita quotidiana
Costruire la pace, operare per la pace, per Giovanni XXIII, è compito di tutti convincendosi “che la pace non è tanto questione di strutture, quanto di persone. Strutture e procedure di pace – giuridiche, politiche ed economiche – sono certamente necessarie e fortunatamente sono spesso presenti” (9), ma occorre soprattutto operare per una cultura di pace che nasce “dalla vita di persone che coltivano nel proprio animo costanti atteggiamenti di pace” (9).
Senz’altro, la pace, rappresenta per ciascuno di noi un valore fondamentale, ma dobbiamo costruirla tutti i giorni per evitare il rischio che lamentava il profeta Geremia: “Tutti parlano di pace, ma pace non c’è” (Ger. 6,14).
La pace è presente nella famiglia, sul luogo di lavoro, nella scuola e nei vari ambiti societari dove regna la capacità di perdonare; la pace non esiste dove si respira il clima che Thomas Hobbes definiva di una “guerra di tutti contro tutti” (Leviatano, I, cap. XII), un po’ come avviene a volte nelle riunioni condominiali. La pace fiorisce nei luoghi dove, insieme, ricerchiamo le soluzioni ai vari problemi e nessuno si reputa il depositario della verità. La pace è una realtà desiderabile che, quando è presente nelle persone, nelle comunità o nei progetti, li rende degni di stima e di apprezzamento.
Ma attenzione. La pace, essendo un ideale e un valore, si pone sempre oltre il nostro comportamento abituale, e perché possa guidare la nostra condotta, occorre che sia interiorizzata, cioè integrata e fatta propria. In caso contrario, tra valore proclamato e comportamento vi è contraddizione. È ciò che accade, ad esempio, quando da un lato si insiste sul valore del dialogo, elemento importante per la pace e, dall’altro, ci si mostra incapaci di ascoltare e di prendere atto dele opinioni altrui. Oppure, quando ci si riempie la bocca di questa parola, ma poi ci si rivela inadeguati nell’impostare relazioni giuste in famiglia, sul luogo di lavoro, nelle nostre comunità sociali, alimentando divisioni, suscitando odio, sfruttando gli altri per finalità individualistiche o spandendo critiche, maldicenza e chiacchiericcio. Ha ricordato papa Francesco: “È facile criticare gli altri, c’è gente laureata in chiacchiericcio” (3 novembre 2021).
La pace cristiana
Per il cristiano, la pace non è un’idea astratta o unicamente una norma giuridica; è molto di più. Nel mondo greco troviamo “ειρήνη” che indicava la sospensione temporanea della guerra imposta dagli dei, in quello romano la “pax romana” che era unicamente un atto giuridico che formalizzava la fine delle ostilità fra vincitori e vinti.
Per il cristianesimo la pace è un dono prezioso e costoso, oltre che un incarico faticoso, affidato da Gesù Cristo ai suoi discepoli e scorga da un atteggiamento interiore che presume la certezza della paternità di Dio, creatore dell’universo, nei confronti di tutti gli uomini e riproduce la capacità di amore e di perdono insegnata dal Signore Gesù soprattutto nei momenti della passione e della morte in croce. Un cammino difficoltoso e gravoso ma che promette un pregevole e abbondante riconoscimento: l’operatore di pace sarà “chiamato figlio di Dio”.
Ebbene, la pace, per il cristiano non è un facile e generico “buonismo” ma un’ ardua costruzione da realizzare in ogni ambito, da quelli individuali a quelli internazionali. Per questo, Giovanni XXIII, parlò di un “disarmo integrale che investe anche gli spiriti” (61).
In questo periodo, dove tutti siamo angosciati dalle terribili immagini che ci mostrano una “guerra in diretta”, quella che si sta combattendo in Ucraina, dove siamo terrorizzati anche per il nostro futuro e quello delle prossime generazioni, superiamo l’emotività, l’apprensione e il turbamento per rituffarci nel nostro reale. Ciò significa non ritenere la pace un concetto astratto, un qualcosa lontano dalle nostre possibilità ma una situazione che si costruisce anche mediante il nostro contributo quando realizziamo l’armonia, l’unione e la riconciliazione negli ambienti che frequentiamo. Unicamente così diverremo come ripeteva san Francesco d’Assisi: “strumenti della pace del Signore”.
Esclusivamente dopo aver interiorizzato questi pensieri, anche la preghiera che molti rivolgono a Dio per ottenere da Dio il dono della pace universale, diverrà credibile ai Suoi occhi.
Don Gian Maria Comolli