Il popolare conduttore televisivo ci lascia all’età di 60 anni (classe 1958), quasi quaranta dei quali trascorsi in Rai. La morte di Frizzi in poche ore ha riempito media e social, con dichiarazioni di sorpresa, sconcerto, ma sono giunti anche tanti ricordi segnati da tenerezza. Il grande pubblico lo amava, lo considerava uno di casa.
È arrivata come una stilettata la notizia della morte di Fabrizio Frizzi, scomparso per un malore nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 marzo. Il popolare conduttore televisivo ci lascia all’età di 60 anni (classe 1958), quasi quaranta dei quali trascorsi in Rai. La morte di Frizzi in poche ore ha riempito media e social, con dichiarazioni di sorpresa, sconcerto, ma sono giunti anche tanti ricordi segnati da tenerezza. Il grande pubblico lo amava, lo considerava uno di casa. È stato infatti definito da molti come un esempio di conduttore garbato e familiare.
Dagli esordi televisivi con “Tandem” a “Scommettiamo che…?”. È passato dalla radio alla televisione in Rai giovanissimo, con i primi ruoli significativi all’inizio degli anni Ottanta, con “Tandem” (1982) sotto la conduzione di Enza Sampò nell’ambito della “TV dei ragazzi”. “Fabrizio Frizzi” – ha raccontato al Sir Massimo Bernardini, giornalista e conduttore di “Tv Talk” – faceva parte di quella generazione che si è formata con la ‘TV dei ragazzi’. Una grande scuola! Quelli che sapevano fare televisione, guarda casa venivano tutti da lì”. Il giovane Frizzi raggiunge poi rapidamente empatia con il pubblico attraverso il suo già evidente buonumore, mai disgiunto da educata ironia. Rai Uno lo chiama in prima serata, con Michele Guardì, per condurre il programma “Europa Europa” (1988). Il salto di qualità arriva poco dopo, quando la Rai – con Guardì sempre in cabina di regia – gli affida la conduzione del format tedesco “Scommettiamo che…?”. Con lui c’è Milly Carlucci e la coppia entra immediatamente nel cuore dello spettatore. Seguiranno tante edizioni, con avvicendamenti nella conduzione ma il volto di Frizzi rimane associato a quel programma, così come negli stessi anni a “Miss Italia” che sempre la Rai trasmetteva. Contestualmente partecipa alla conduzione allargata – con Pippo Baudo, Milly Carlucci e Mara Venier – del quiz serale sempre sull’ammiraglia Rai “Luna Park” (1994).
L’impegno con Telethon e l’Unitalsi. Negli stessi anni in cui la Rai lo annovera tra i big della conduzione, Fabrizio Frizzi rimarca la sua semplicità e attenzione al prossimo, dando prova di realismo e concretezza. Appoggia infatti dal 1994 la maratona benefica Telethon che accompagna fino ai giorni nostri. “Di Fabrizio Frizzi è bello ricordare come nella sua attività di conduttore abbia saputo trattare anche tematiche delicate come la malattia con grande rispetto e garbo”.
Questo lo ha dimostrato soprattutto nei tanti speciali di Telethon, con la capacità di accostarsi a chi soffre in maniera luminosa e positiva”. Così ha dichiarato al Sir padre Gianni Epifani, responsabile del programma di informazione religiosa su Rai Uno “A Sua Immagine” e della Santa Messa in tv, ma anche membro dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei.
E proprio Telethon è lo snodo televisivo che il critico e storico della tv Massimo Bernardini mette in evidenza: “Come primo programma, parlando di Fabrizio Frizzi, penso subito a Telethon. Fabrizio aveva un’empatia con le storie personali affrontate, con i bambini malati e le loro famiglie. Aveva una qualità umana molto interessante; colpiva per il suo trasporto e commozione. Si metteva letteralmente al servizio di quelle storie, senza essere banale, lontano dalla tv del dolore. E non bisogna dimenticare che in tanti anni non ha mai abbandonato l’impegno per Telethon”.
La sua attività di beneficenza non si è esaurita con Telethon. Per l’Unitalsi infatti è stato un punto di riferimento nei viaggi a Lourdes, come ricorda ancora padre Gianni Epifani: “Frizzi non è stato solo un testimonial, un volto dello spettacolo prestato per una buona causa. Ha accompagnato con convinzione e partecipazione molti malati nei viaggi a Lourdes, con rispetto e prossimità”.
Frizzi era una persona molto discreta, in punta di piedi, ma sapeva essere presente nel bisogno con generosità. E la sua discrezione è stata anche emblematica quando nel 2015 è stato nominato Commendatore dall’allora Presidente Giorgio Napolitano, alla fine del suo mandato. Frizzi ha trattenuto la notizia, non esibendola ma continuando a marciare con il suo passo discreto e solare.
Gli anni della maturità con “I soliti ignoti” e “L’Eredità”. Dopo qualche incertezza, Fabrizio Frizzi negli anni Duemila ritorna in sella su programmi importanti per la Rai: parliamo di “I soliti ignoti” e “L’Eredità”. “Non era affatto scontato che un conduttore di prima serata si mettesse in gioco e funzionasse bene nella fascia di traino alla prima serata. Giusto Carlo Conti e Paolo Bonolis. E torniamo sempre lì, alla televisione dei ragazzi”. Puntualizza ancora Bernardini: “Fabrizio Frizzi aveva uno stile in cui si può identificare il meglio della modernità dell’intrattenimento firmato Rai, almeno dagli anni ’90 in avanti. Rimangono di Fabrizio la finezza, il garbo, la leggerezza e l’ironia. Uno stile sempre più raro oggi”.
Le incursioni nel cinema in chiave educational. Fabrizio Frizzi era principalmente un conduttore televisivo. Nella sua lunga carriera però non sono mancate incursioni in altri ambiti. In particolare, la Commissione nazionale valutazione film della Cei ricorda il contributo educational che ha lasciato nel cinema: “È entrato nell’immaginario di tanti bambini e adulti prestando la voce al personaggio dello sceriffo Woody nel film di animazione Disney-Pixar ‘Toy Story’, nei tre fortunati episodi tra il 1995 e il 2010. Frizzi ha messo in mostra una voce calda e accogliente, allegra e gioviale. Tratti ricorrenti del suo specifico privato e professionale. Basta pensare che per la versione originale in lingua inglese è stato scelto il Premio Oscar Tom Hanks”.
Non è però solo l’animazione il terreno di confronto di Frizzi con il cinema. Come ricorda Enrico Vanzina, sceneggiatore cinematografico e prolifico autore insieme al fratello Carlo di molte commedie italiane, “Fabrizio aveva accettato di interpretare se stesso nel nostro film ‘Buona giornata’ del 2012. In quell’occasione dimostrò grande disponibilità e autentico umorismo”.
Uno stile di conduzione elegante con il modello Corrado. Come ricordato, Fabrizio Frizzi veniva da una scuola Rai solida e versatile. Se la “TV dei ragazzi” è stato il suo campo di formazione e crescita, certamente la figura di Corrado ha rappresentato un punto di riferimento importante, perché entrambi sapevano essere colti e popolari, garbati e divertenti. Sempre misurati in ogni occasione. “Ho un ricordo bellissimo di Fabrizio”, racconta Lorena Bianchetti, conduttrice del programma “A Sua Immagine” su Rai Uno:
“Ogni volta che incontravo Fabrizio, mi accoglieva con un grande sorriso, trasmettendo immediata serenità e disponibilità. All’inizio della mia carriera Fabrizio mi prese con sé per la sua ‘Domenica In’. Contemporaneamente però io avevo fatto anche un provino per la ‘Corrida’. E Corrado era un suo grandissimo amico, nonché modello di conduzione. Indecisa sul da farsi, andai da Fabrizio e gli raccontai la situazione. Fabrizio senza esitazione mi disse di scegliere Corrado perché lui era un maestro della televisione. Il suo fu un atto di grande generosità nei miei confronti, perché da quel momento l’esperienza con Corrado è stata per me l’inizio di tante altre opportunità. E con Fabrizio sono sempre rimasta amica”.
Massimo Giraldi e Sergio Perugini
SIR, 26 marzo 2018