Facebook dopo lo scandalo Cambridge Analytica corre ai ripari per tutelare i dati personali degli iscritti.
Facebook annuncia nuovi strumenti “più facili da trovare e da usare” per tutelare la privacy degli iscritti al social network, dopo lo scandalo dei dati rubati a milioni di utenti dalla società Cambridge Analytica.
In un post firmato dai vicepresidenti Erin Egan ed Ashlie Beringer, il social network dà concretezza alle parole di Mark Zuckerberg: nello specifico i dati sulla privacy diventeranno più semplici da trovare e gestire. E sarà più intuitiva anche la procedura per verificare quali dati sono nelle mani di Facebook.
Stando a quanto si legge nel post pubblicato nella Newsroom di Facebook, invece di avere le impostazioni sulla protezione dei dati personali distribuite su quasi 20 schermate diverse, da ora in avanti saranno accessibili da un unico menu. Sembra che gli utenti potranno aggiungere più livelli di protezione al proprio account, come l’autenticazione a due fattori e, se viene attivata questa opzione e qualcuno tenta di accedere all’account da un dispositivo che Facebook non riconosce, viene chiesto di confermare chi sta accedendo effettivamente. Il social network sta anche semplificando il download dei dati condiviso con Facebook. Gli utenti potranno caricare una copia protetta e persino spostarla su un altro servizio. Ciò include le foto caricate, i contatti aggiunti al tuo account e i post sulla timeline. Inoltre, precisa il social network, “prenderemo ulteriori provvedimenti nelle prossime settimane per permettere alle persone di avere un controllo maggiore della loro privacy”.
Alcuni accorgimenti avranno ancora bisogno di una fase di sviluppo, ma “gli eventi dei giorni scorsi sottolineano la loro importanza” si legge ancora nel post. Quel che è certo è che nel prelistino di Wall Street, dopo questo annuncio, il titolo di Facebook è in rialzo dell’1,6% dopo aver perso ieri quasi il 5%.
I problemi per Facebook a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica non sono certamente terminati, soprattutto a causa delle forti pressioni che stanno esercitando i Governi che vogliono avere dei precisi chiarimenti su quanto sia accaduto e su come Facebook gestisca i dati dei suoi utenti. Per tentare di attenuare il fronte delle polemiche, Mark Zuckerberg ha accettato di recarsi a Washington e di testimoniare davanti al Congresso americano per spiegare nei dettagli come la sua società gestisce i dati degli iscritti.
In particolare, il CEO di Facebook dovrebbe presentarsi il prossimo mese al sottocomitato della Camera per l’energia e il commercio. Tuttavia, questa potrebbe non essere l’unica audizione a cui Mark Zuckerberg parteciperà visto che ha ricevuto altre richieste da altri sottocomitati della Camera e del Senato.
Zuckerberg, invece, ha scelto di non testimoniare in Inghilterra come richiesto dalle autorità inglesi, nemmeno attraverso un collegamento in videoconferenza. Una scelta che non è piaciuta alle autorità inglesi che volevano ulteriori approfondimenti sulla gestione dei dati degli utenti sempre a causa delle conseguenze dello scandalo di Cambridge Analytica.
La scelta di Facebook di offrire ai suoi iscritti nuovi strumenti di più facile utilizzo per gestire la loro privacy sulla piattaforma non stupisce anche in vista dell’entrata in vigore del regolamento generale dell’Unione Europea in materia di protezione dei dati (GDPR) il prossimo 25 maggio. Mark Zuckerberg aveva voluto condividere con tutti i suoi iscritti la decisione all’interno di un lungo post sul suo blog ufficiale.
Facebook già lo scorso 28 gennaio – prima di tutto lo scandalo uscito con la società Cambridge Analytica – aveva annunciato di star lavorando per dare agli utenti maggior controllo sui loro dati personali, sviluppando nuove risorse per aiutare le organizzazioni a gestire la privacy all’interno dei loro servizi. Ad esempio, per tutto il 2018 il social network ospita seminari sulla protezione dei dati per le piccole e medie imprese, con un focus sul nuovo regolamento generale europeo sulla protezione dei dati.
I.Sol.
Avvenire.it, 28 marzo 2018