La Sala Stampa della Santa Sede ha precisato che le parole attribuite al Papa da Scalfari “non sono una fedele trascrizione”.
Chi ha letto i giornali giovedì ha avuto per lo meno un sobbalzo quando si è imbattuto nella (ennesima) “intervista” di Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, a Papa Francesco. Il perché delle virgolette su “intervista” lo diremo a breve. Comunque il passaggio che chiunque abbia non dico studiato teologia, ma almeno visto di sfuggita il Catechismo, ha costretto ad almeno una seconda lettura della risposta è il seguente:
Santità, nel nostro precedente incontro lei mi disse che la nostra specie ad un certo punto scomparirà e Dio sempre dal suo seme creativo creerà altre specie. Lei non mi ha mai parlato di anime che sono morte nel peccato e vanno all’inferno per scontarlo in eterno. Lei mi ha parlato invece di anime buone e ammesse alla contemplazione di Dio. Ma le anime cattive? Dove vengono punite?
“Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio e vanno tra le fila delle anime che lo contemplano, ma quelle che non si pentono e non possono quindi essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici” (Rep).
Capite bene che difficilmente un pontefice può cambiare un elemento delle dottrina in un passaggio di sfuggita durante una intervista fugace su un giornale pur autorevole. E infatti non lo ha fatto. La Sala Stampa diretta da Gregg Burke ha infatti spiegato che:
Papa Francesco “ha ricevuto recentemente il fondatore del quotidiano La Repubblica in un incontro privato in occasione della Pasqua, senza però rilasciargli alcuna intervista”. Lo riferisce un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, che prosegue: “Quanto riferito dall’autore nell’articolo odierno è frutto della sua ricostruzione, in cui non vengono citate le parole testuali pronunciate dal Papa. Nessun virgolettato del succitato articolo deve essere considerato quindi come una fedele trascrizione delle parole del Santo Padre” (Vatican News).
Non è la prima volta che il Vaticano è costretto a smentire quanto viene riportato in questi colloqui che il Papa ha con l’ex direttore e fondatore del secondo giornale italiano, non si capisce dunque se ci sia una totale mancanza di rispetto da parte di Scalfari nel rompere la privacy di queste conversazioni che il pontefice ritiene private oppure se non ci sia modo per uno dei decani del giornalismo italiano di rendere fedelmente nei suoi articoli quanto gli viene detto da Bergoglio.
Lucandrea Massaro
Aleteia, 29 marzo 2018