ECOLOGIA. La salvaguardia dell’uomo e del creato devono procedere parallelamente

By 25 Settembre 2022Attualità

L’attenzione e la sensibilità per la salvaguardia del creato è parecchio presente nelle società occidentali. Una recettività incrementatasi come reazione al rapido sviluppo dei Paesi industrializzati che, pur composti dal 25% dell’umanità, hanno realizzato il loro progresso economico scaricando, in gran parte, costi e oneri sull’ambiente, quello che papa Francesco ha definito nell’enciclica Laudato sì «la nostra casa comune», quella sorella «che protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei» (2) poiché, prosegue il pontefice, «siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla» (2). Ciò ha prodotto il degradarsi degli ecosistemi, la scomparsa in parte delle biodiversità, le modifiche climatiche conseguenze del surriscaldamento che danno luogo a episodi metereologici di estrema gravità, oltre alla desertificazione di alcune regioni e l’innalzamento del livello degli oceani.

Dunque, il problema è reale, ma non tutti sono consapevoli del pericolo che l’umanità sta correndo e delle responsabilità nei confronti delle future generazioni. Per questo, si fatica, andare oltre a generiche dichiarazioni d’intenti come è avvenuto in tutti gli incontri delle Cop (Conferenze sul clima).

Nessun catastrofismo

La presenza del problema non giustifica però le visioni catastrofiche, a volte apocalittiche, che sconcertano e sgomentano l’opinione pubblica. Infatti, accanto a studiosi accreditati e scienziati attendibili e credibili, trattano di ambiente esperti calamitosi che drammatizzano e enfatizzano le situazioni, senza porsi di fronte alle varie questioni con la cautela e la ponderatezza che meritano, al solo fine di strumentalizzare e sfruttare la tematica. Lo apprendiamo, ad esempio, dal “Dodicesimo Rapporto” dell’ “Osservatorio Cardinale Van Thuan sulla Dottrina Sociale della Chiesa” che, non a caso, s’intitola: “Ambientalismo e globalismo: nuove ideologie politiche” (ed Cantagalli). Nella “quarta di copertina”, questo importante studio, propone affermazioni, poi giustificate nelle duecentocinquanta pagine del testo, che ci obbligano a porci con spirito critico di fronte all’argomento. Leggiamo infatti: «L’origine umana del riscaldamento globale non è attendibile. L’emissione di anidride carbonica ha conseguenze minime sul riscaldamento. L’ecologismo oggi dilagante ha origini eugenetiche. La Green economy non è meno speculativa dell’economia di sempre. Nel New deal dell’Unione Europea per l’ambiente c’è poca scienza, molta ideologia ed eccessivo centralismo. Le preoccupazioni sulla fine delle risorse naturali non hanno fondamento».

Ebbene la maggioranza delle teorie catastrofiche sono ingiustificate, irrazionali e illogiche. L’invito è di adottare una saggia impostazione ecologica anche nella quotidianità, fondata su stili di vita autodisciplinati e sobri per salvaguardare quel creato donatoci da Dio. «In principio Dio creò il cielo e la terra…» (Gn. 1,1), la luce e le tenebre, la terra e l’acqua, il giorno e la notte, i pesci, gli uccelli ed ogni tipo di bestiame…, definiti dallo stesso Creatore, «cosa buona» («e Dio vide che era “cosa buona”» cfr Gn. 1, 10.12.18.21.25).

La religione ecologista

Per comprendere la strumentalizzazione dell’argomento, trasformatasi per alcuni in ideologia, interessante è il libro del giornalista e scrittore Giulio Meotti: “Il dio verde. Ecolatria e ossessioni apocalittiche”(ed LiberiLibri). Il filosofo Robert Redeker afferma nella prefazione: «l’illusione progressista è cambiata nei contenuti: è passata dal comunismo all’ecologismo. Tramontate le illusioni targate Marx, ora la salvezza è verde (…). La religione ecologista, con i suoi dogmi, i suoi riti e le sue scomuniche, si manifesta in un “conservatorismo distruttore”: nella pretesa di conservare la natura, distrugge la storia e le sue tracce. Nel cuore dell’ecologismo alligna il disprezzo dell’uomo (…). Di verde – prosegue Redeker – è dipinto il conformismo che non ammette critiche alla visione dualistica degli ecologisti: o con la natura (il bene) o con l’uomo (il male). Il senso di colpa va instillato costantemente» (pg. 5). E Meotti, a conclusione del saggio ribadisce: «la pandemia eco-nichilista è l’ultimo stadio. Il dio verde chiede in sacrificio la morte dell’uomo. In particolare dell’uomo occidentale, il grande consumatore. Una pulsione di morte che non conosce remore» (pg. 84) che giunge a far affermare ad alcuni l’assurdo: «non fare figli è un atto di responsabilità verso l’ambiente» (cfr. “Vuoi migliorare l’ambiente? Rinuncia a un figlio”, ricerca di Seth Wynes e Kimberly Nicholas, pubblicata su Environmental Research Letters, luglio 2017, volume 12).

L’odio per l’uomo

Ebbene, l’ecologismo così impostato, manifesta un odio predominante per l’uomo, ritenuto il peggiore dei nemici e il cancro del pianeta mentre nel meraviglioso disegno di Dio, tutto fu ideato per l’uomo, presentato nei primi capitoli del Libro della Genesi come l’unico individuo a cui il Creatore riservi attenzioni e privilegi particolari, essendo plasmato a sua immagine e somiglianza: «allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gn. 2,7). L’uomo, forgiato dal fango, non è in continuità con un dinamismo biologico inferiore, quello degli altri viventi, ma acquisisce dal soffio divino l’anima, la capacità d’introspezione e la superiorità sulle altre creature per servirsene responsabilmente. L’uomo è amato da Dio per se stesso, non essendo uno dei molti, ma il primo e il superiore a tutti, e per la sua salvezza, Cristo morì sulla croce. E tutto fu affidato alla sua intelligenza e alla sua responsabilità morale. Significativo è l’episodio dell’ «attribuzione del nome»: «Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi quello doveva essere il suo nome» (Gn. 2,19). Il Creatore, quindi, incaricò l’uomo di gestire la terra nominandolo suo «economo», o secondo la tradizione musulmana, suo «luogotenente», colui che opera in sua vece, non per dispotismo ma per glorificare lo stesso Dio. Commenta il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; ciò esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione» (2415).

Non lasciamoci ingannare

Ebbene, al mandato di Dio, si vuole sostituire la divinizzazione e l’adorazione della natura; di conseguenza, la crescita civile e lo sviluppo tecnologico e scientifico sono presentati come aggressioni alla terra. Una visione chiaramente riduttiva, non essendo inquadrata in un’interpretazione antropologica più ampia che ponga al centro l’uomo di oggi e di domani.

Don Gian Maria Comolli