Una donna ferita è grave. La polizia non ha dubbi: un’esecuzione terroristica di matrice islamista. Il Paese scosso anche dallo stupro e l’uccisione di una bimba di sette anni.
Andavano a trovare i parenti il lunedì dell’Angelo, vicino alla zona di Shahzaman, nel quartiere cristiano di Quetta. Non sono, però, mai arrivati. Una moto ha sbarrato loro la strada ed ha fatto fuoco. I quattro uomini, tutti cristiani, a bordo di un risciò a motore – tre nipoti e lo zio– sono morti sul colpo. L’unica sopravvissuta è la figlia di quest’ultimo, ricoverata in ospedale in gravi condizioni.
Secondo le autorità non ci sono dubbi: è stata un’esecuzione. Il capo della polizia locale, Moazzam Jah Ansari, ha parlato di un «attacco terroristico». Quetta, nel sud-ovest del Pakistan, lungo il confine con l’Afghanistan, è flagellata da tempo dalla violenza di matrice estremistica islamica.
La presenza dei taleban è forte nella città e nell’intera regione del Bolochistan. Le minoranze – cristiani e sciiti – sono oggetto di brutali attacchi, in particolare durante le feste religiose. A Natale, proprio nella zona, due kamikaze si erano fatti esplodere vicino a una chiesa, uccidendo dieci persone. Allora, il Daesh – rivale dei taleban – aveva “firmato” la strage. Stavolta, nessun gruppo ha rivendicato l’azione.
L’agguato ha avuto forte impatto sull’opinione pubblica pachistana, ancora scossa da un’altra tragedia. Sempre oggi, è stata diffusa la notizia dello stupro e omicidio di una bimba di sette anni nel Punjab. La piccola era uscita domenica pomeriggio e non aveva fatto più ritorno.
Il suo corpo mutilato è stato trovato in una zona agricola. Nella stessa regione, a gennaio, la stessa sorte era toccata a Zainab Amin, di sei anni. Il suo omicidio aveva provocato forti proteste. Anche ieri c’è stata una mobilitazione. Sotto accusa la polizia, incolpata di non fare abbastanza per tutelate i minori e le donne, soprattutto le più povere, delle regioni rurali, dalle violenze.
Redazione Esteri
Avvenire.it, 2 aprile 2018