Domenica 20 novembre si concluderà l’anno liturgico, cioè “l’anno della Chiesa”. Infatti come è vigente per l’umanità l’anno solare, per la collettività quello sociale e per l’istruzione quello scolastico anche la Chiesa è accompagnata nel corso dei mesi da un proprio «anno». E, questo periodo, termina con la solennità di Cristo Re dell’Universo, ricordando ai discepoli del Signore Gesù che la regalità di Cristo è totalmente diversa da quella umana fondata sul dominio, sul potere e sul comando. La regalità di Gesù, come egli stesso affermò nel drammatico colloquio con Ponzio Pilato, militare romano e prefetto della Giudea per circa un decennio durante il regno di Tiberio «non è di questo mondo» (cfr. Gv. 18,28-38), cioè non è una struttura politica o una strategia socio-economica ma è spirituale e trascendente. Si estende oltre un ambito territoriale circoscritto per giungere fino al cielo; si attua nell’amore e nel servizio vissuti nella giustizia; ha come trono una croce e come fine la salvezza eterna di ogni uomo.
Che cos’è la verità?
La tematica della verità è presente in vari discorsi del Cristo e nel citato dialogo con Pilato quando Gesù affermò di essere venuto «per rendere testimonianza alla verità» essendo Egli stesso la verità. Ecco allora la domanda del procuratore romano: «che cos’è la verità?»
E’ questo un interrogativo che ha tormentato gli uomini di tutti i secoli e ci lascia oggi, più smarriti che mai, poiché i nostri contemporanei stanno organizzando la loro esistenza non sulla verità ma «sull’autonomia», che si esprime sia nell’impostare la vita in base a opinabili modelli e non alla luce del bagaglio trasmesso dalla cultura, dalle tradizione e dalle regole del vivere sociale, recidendo così le radici religiose ed umanistiche che hanno «nutrito» per secoli il pensiero dell’occidente, smarrendo di conseguenza la propria identità. È la cosiddetta «dittatura del relativismo» secondo la quale su uno specifico argomento non esiste una verità unica ma molteplici. Di conseguenza, nessuno può parlare di verità esclusiva e originale, nemmeno il Signore Gesù! E, i cristiani, al massimo possono proporre «verità private», valide unicamente per una particolare cerchia di persone, mentre ognuno ha il diritto di inventarsi proprie verità. Ciò è dannoso e nocivo poichè ogni comportamento potrebbe essere assunto in base al proprio vantaggio, o nascondendosi nell’ambigua frase: «me lo dice la mia coscienza». Ebbene, in questa situazione, ogni azione o comportamento che offrono risultati vantaggiosi o redditizi sono legittimi. E, le conseguenze negative, le notiamo tutti i giorni!
Esaminiamo, ad esempio, i mezzi di comunicazione, da cui la maggioranza della popolazione attingono idee e notizie. La maggioranza dei mass media non è interessata ad esporre la verità, ma si prefigge di fornire fatti ed eventi che fanno clamore e scalpore; poco importa che siano veri o falsi, o che infanghino istituzioni o persone.
La «crisi della verità» ha conseguenze negative anche nel settore etico e morale. Si pensi all’istituto matrimoniale che da sempre ha avuto come protagonisti un uomo e una donna, «verità» non unicamente cristiana ma intimamente connessa e concatenata alla legge naturale. Oggi, questa verità, non è più riconosciuta e condivisa da tutti, e allora sono promosse unioni tra individui dello stesso sesso. Oppure, consideriamo l’equazione che si sta stabilendo tra il «tecnicamente possibile» e il «moralmente lecito»; ciò che la scienza è in grado di compiere è ritenuto legittimo e permesso: dalla procreazione medicalmente assistita alla clonazione, alla maternità surrogata. all’affitto dell’utero…compresi l’aborto e l’eutanasia.
L’arte di arrangiarsi
Un contesto societario, carente di verità riconosciute e condivise, fiacca e indebolisce la volontà, e di conseguenza, «l’arte di arrangiarsi» diviene determinante e risolutiva.
Un proverbio popolare celebrava l’eroicità della vita affermando: «mi spezzo ma non mi piego». Questo non è lo slogan dell’uomo contemporaneo il quale afferma: «mi piego, mi contorco pur di non spezzarmi mai». Pochi, oggi, presentano un ideale eroico del vivere, e così viviamo in un contesto storico-culturale che non sceglie mai definitivamente pur adottano molte risoluzioni.
L’uomo contemporaneo fatica a decidere non ravvisando più delle verità indiscutibili e definitive essendoci sempre la possibilità di modificare la propria opinione.
La «verità» è il Signore Gesù
Per il cristiano la verità definitiva e immutabile esiste ed è la persona di Gesù Cristo. Unicamente, dove Cristo è presente, troviamo la verità, poiché Lui e soltanto Lui la completa, la armonizza e la trasforma in luce.
Ci apriamo alla verità unicamente se abbiamo il coraggio di spalancare le porte della nostra vita al Signore Gesù; se abbiamo il coraggio di accoglierlo e di vivere quotidianamente il suo messaggio, anche se appare fuori moda o non coincide con le nostre limitate opinioni. E, allora, mi torna alla mente il pensiero che san Giovanni Paolo II espresse nell’omelia della Messa d’inizio del suo pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna».
Cristo e la Chiesa
Oggi, il Signore Gesù, continua a parlarci e ad annunciare «la verità» mediante la parola del Papa e dei vescovi che non fanno altro che proiettare la luce immutabile del Vangelo nelle circostanze mutevolissime della nostra società e della nostra vita ma il mondo contemporaneo, il più delle volte, rifiuta questi insegnamenti. Ciò non è una novità avendo gli uomini rifiutato Gesù stesso, tuttavia osservando i risultati ottenuti, soprattutto negli ultimi decenni, emarginando Cristo, non si sono fatti «grandi affari»; anzi!
Se non accettiamo quello che Gesù oggi ci trasmette mediante la Chiesa, è pura utopia affermare che Cristo è «la verità» della nostra vita.
Concludiamo con alcune parole che san Paolo scrisse ai cristiani del suo tempo; facciamole nostre mettendoci non dalla parte del mittente ma del destinatario: «Fratelli, viviamo secondo la verità nella carità. E cerchiamo di crescere continuamente per avvicinarci sempre più a Gesù. Egli è il capo e ciascuno parte del suo corpo, ed ognuno riceve da lui la forza che fa crescere nell’amore tutto il corpo» (Ef. 4,14-15).
Don Gian Maria Comolli