Per approfondire Benedetto XVI (1). L’enciclica CARITAS IN VERITATE

By 4 Gennaio 2023Pillole di saggezza

La “Caritas in Veritate” (La carità nella verità) fu l’ enciclica sociale di Benedetto XVI pubblicata il 29 giugno 2009. Ratzinger assume come punto di partenza la Populorum Progressio di Paolo VI (1967), poichè quell’enciclica aveva profetizzato gli sviluppi del XXI secolo, inquadrando le due tematiche cardine dell’età contemporanea: sviluppo e globalizzazione.

L’enciclica è divisa in sei parti: Il messaggio della Populorum Progressio; Lo sviluppo umano del nostro tempo; Fraternità, sviluppo economico e società civile; Sviluppo dei popoli, diritti e doveri e ambiente; La collaborazione della famiglia umana; Lo sviluppo dei popoli e la tecnica.

L’enciclica si apre con un’analisi di contesto: in un mondo che si globalizza tutti dobbiamo rispettarci pur nella diversità. Di conseguenza, è doveroso operare per incrementare ed espandere lo «sviluppo umano integrale» che intrecci le varie dimensioni della persona: da quelle materiali a quelle culturali, da quelle morali e spirituali al desiderio di bellezza, fino all’armonia con la natura (cfr. 9). Il Papa offrì sulle tematiche approfondite e delle pregiate indicazioni. Ma prima di esaminare i singoli argomenti fece un “passo indietro”, riproponendo la visione della vita «come vocazione» (16), e «la vita come vocazione è un appello che richiede una risposta libera e responsabile» (17). La vita, infatti, ricordò il Papa, nessuno se le dà ma la riceve come dono di Dio. E già, in questo primo concetto, Benedetto XVI fa risaltare il dovere dell’uomo a operare per lo sviluppo di ogni persona da promuovere senza riserve e senza condizionamenti.

Vocazione a che cosa? All’amore e alla verità. Chi non ama o non è amato fatica a realizzarsi (cfr. 50). Lo stesso vale per la verità (cfr. 52). Accanto a queste due caratteristiche il Papa ne pose un’altra: «la forza della ragione» (53) che deve oltrepassare il materiale facendo scoprire all’uomo il suo costitutivo legame con Dio, che non è un ostacolo ma il compimento più elevato della ragione stessa (cfr. 54). E, alla ragione, Benedetto XVI si rivolge anche trattando della globalizzazione, essendo prima di un evento sociale una sfida alla ragione stessa, poiché i cambiamenti più significativi non riguardano unicamente l’economia o le condizioni di vita ma toccano nell’intimo il concetto, il contenuto e il valore della persona umana. Nella globalizzazione, si chiese Ratzinger, le persone sono soggetti attivi o qualcuno rimane ai margini ed è travolto? La gestione della globalizzazione è democratica, unitaria e partecipativa oppure è affidata ai più potenti e agli interessi di pochi?

Per superare ogni rischio il Papa indicò tre percorsi. Sul “piano sociale” si dovrà realizzare la fratellanza, cioè la «civiltà dell’amore» edificata sulla solidarietà. È vero che la globalizzazione ha plasmato un mondo più compatto e avvicinato le persone, ma ciò non significa automaticamente maggiore fraternità poiché spesso le relazioni sono più complesse e più macchinose (cfr. 64). Sul “piano economico” andrà riscoperta l’economia sorretta da principi, valori e virtù non badando unicamente al profitto e ai redditi (cfr. 65). Di conseguenza la proposta di un’economia alternativa come mostrano l’Altromercato, i Fondi etici, il credito e il microcredito basati sulla fiducia (cfr. 66). È questa la sfida per ricondurre l’economia alle sue origini, cioè a servizio «della casa e della causa di ogni uomo». Sul “piano politico”, il Papa, evidenziò la reciprocità tra diritti e doveri; il dovere di ogni persona nel compiere la propria parte per favorire il bene di tutto l’uomo e di ogni uomo. Procedendo insieme e intersecandosi, questi tre percorsi, supportati dalla ragione che Benedetto XVI definisce «laicità positiva», si plasmerà una piattaforma etica comune che consentirà all’umanità globalizzata di rapportarsi nella giustizia e nella fraterna, educandosi alla libertà responsabile, assumendosi anche la fatica del pensare (cfr. 70).

Concludendo, Benedetto XVI, avvertì che la «coscienza religiosa» deve incontrarsi con la storia, poiché la fede non può essere confinata esclusivamente nell’ambito personale essendo il messaggio cristiano  indicativo ed eloquente anche per i non credenti, guidati dalla Trinità, maestra di relazioni profonde e umane (cfr. 78-79).

don Gian Maria Comolli