Papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica «Gaudete et exultate» riguardante “la santità” che stiamo esaminando nella Quaresima 2023, dopo averci detto che cos’è questo obiettivo che ogni cristiano dovrebbe raggiungere, ci indica la strada. Il primo percorso sono “le beatitudini” che esaminiamo in questa settimana.
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”
La prima beatitudine valuta dove riponiamo “le sicurezze” della nostra vita, solitamente nelle ricchezze. Ma queste «non assicurano nulla. Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto di se stesso che non ha spazio per la Parola di Dio e per amare i fratelli» (68). Da qui l’invito alla “santa indifferenza” proposta da sant’Ignazio di Loyola, l’unica via che «ci conduce al fine per cui siamo creati» (Esercizi spirituali, 23d: Roma 19846, 58).
“Beati i miti, perché avranno in eredità la terra”.
Il Papa riconosce questa beatitudine come “un’espressione forte” in un «mondo che fin dall’inizio è un luogo di inimicizia dove si litiga ovunque, dove da tutte le parti c’è odio, dove continuamente classifichiamo gli altri per le loro idee, le loro abitudini…» (71). Ma, ricorda il Papa, qualcuno potrebbe obiettare: «se sono troppo mite, penseranno che sono uno sciocco, che sono stupido o debole» (74). La risposta del Pontefice è lapidaria. «Forse sarà così, ma lasciamo che gli altri lo pensino. È meglio essere sempre miti, e si realizzeranno le nostre più grandi aspirazioni: i miti “avranno in eredità la terra”, ovvero, vedranno compiute nella loro vita le promesse di Dio. Perché i miti, al di là di ciò che dicono le circostanze, sperano nel Signore ». (74). E, «anche quando si difende la propria fede e le proprie convinzioni, bisogna farlo con mitezza, e persino gli avversari devono essere trattati con mitezza» (73).
“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati”.
Anche di fronte a questa situazione «il mondo ci propone il contrario: il divertimento, il godimento, la distrazione, lo svago, e ci dice che questo è ciò che rende buona la vita» (75). In altre parole ci invita a rinnegare le situazioni di dolore e di sofferenza. Errato, perché secondo il Papa, «la persona che vede le cose come sono realmente si lascia trafiggere dal dolore e piange nel suo cuore» (76). Unicamente così «è capace di raggiungere le profondità della vita e di essere veramente felice».
“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”.
Pure in questa situazione, «la giustizia che propone Gesù – spiega il Pontefice – non è come quella che cerca il mondo, molte volte macchiata da interessi meschini e manipolata da un lato o dall’altro. La realtà ci mostra quanto sia facile entrare nelle combriccole della corruzione, far parte di quella politica quotidiana del “do perché mi diano”; tutto è commercio» (78). E, «quanta gente soffre per le ingiustizie, quanti restano ad osservare impotenti come gli altri si danno il cambio a spartirsi la torta della vita» (78). La giustizia, quella proclamata dal Signore Gesù, si concretizza nella vita quando si è giusti nelle proprie decisioni e si esprime «nel cercare la giustizia per i poveri e i deboli»
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
La misericordia, ricorda il Papa, ha due aspetti: «è dare, aiuto e servire gli altri ma anche perdonare e comprendere» (80). Dare, aiutare e servire gli altri, significa concretizzare il detto del Signore Gesù: «Tutto quanto vorrete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt. 7,6). Per quanto riguarda il perdonare san Matteo evidenzia anche la misura: «fino a settanta volte sette» (18,32). Affermava il cardinale Carlo Maria Martini: «Se calcoliamo i minuti che compongono una giornata, ci accorgiamo che sette volte significa perdonare ogni tre minuti. Il perdono reciproco è dunque la sostanza della vita quotidiana» (Padre Nostro, In Dialogo, pg. 43).
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.
Il Papa, rammentando che ciò che rende impuro l’uomo, afferma che nasce dal cuore, poiché dal cuore scaturiscono le decisioni più profonde, quelle che realmente ci muovono (cfr. 85). Ebbene, unicamente un cuore che ama il Creatore e il prossimo, è un “cuore puro” che può vedere Dio (cfr. 86), non scordando che «L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1 Sam 16,7).
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.
Chi sono gli operatori di pace? La risposta del Papa: coloro che «costruiscono pace e amicizia sociale» (88), ma con una particolare attenzione alla quotidianità e all’attualità. Serve quindi superare due ostacoli: il «mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere e non costruisce la pace» (87) e «la diffamazione e la calunnia che sono come un atto terroristico: si lancia la bomba, si distrugge, e l’attentatore se ne va felice e tranquillo» (Nota 73).
“Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”.
Tanti nel passato, ma anche oggi, sono perseguitati poiché lottano per la giustizia o per essere coerenti con la propria fede. Non possiamo scordare che i soprusi, da duemila anni, accompagnano i discepoli del Signore Gesù ma con differenti modalità. Nei primi secoli si tentò di cancellare il cristianesimo con la violenza fisica, in altre epoche privando i discepoli del Cristo dei diritti più elementari, oggi, la lotta che i nemici del Messia stanno attuando, è più subdola. Disorientano i fedeli, orchestrando miserevoli e squallide campagne massmediatiche per minare la fede dei singoli e l’attendibilità e credibilità della Chiesa.
Don Gian Maria Comolli
(terza continua)