Cina. Tiatian: il bambino di quattro mesi, orfano da cinque

Questa è la storia di Tiantian, un bambino cinese di quattro mesi che vanta già una storia romanzesca, riferita da «Bejing News» e poi rimbalzata da un sito cinese all’altro, sino ad approdare sui media occidentali. I genitori di Tiantian sono morti in un incidente stradale il 20 marzo 2013.

Avete letto bene, cinque anni fa. Dopo la scomparsa del loro unico figlio, già avanti con gli anni, Shen Je e Liu Xi, coppia di Yixing, nella provincia cinese orientale dello Jiangsu, si erano rivolti al centro per la fecondazione assistita del Nanjing Gulou Hospital nel quale erano stati poi concepiti in provetta alcuni embrioni attraverso i loro gameti.
Cinque giorni prima dell’appuntamento per l’impianto nel grembo materno, l’incidente però spezza il filo della vita e lascia gli embrioni congelati in un limbo indefinito.
I genitori di Shen e Liu si trovano a dover decidere il destino di questa eredità dei loro figli e chiedono al tribunale di poter disporre degli embrioni. Ma la Corte popolare di Yixing gli risponde picche: «Un embrione – dice la sentenza – ha il potenziale di svilupparsi in una vita, dunque non è permesso di trasferirlo o ereditarlo come altri oggetti». Ma un ricorso alla Corte di Wuxi ribalta il verdetto: i giudici argomentano infatti che «gli embrioni lasciati da Shen e Liu sono i soli veicoli delle linee di sangue delle due famiglie, portano le memorie dei loro genitori e possono offrire consolazione emotiva». Come un caro ricordo, o un animale da compagnia.
Ma la vicenda è ben lontana dalla conclusione. Siamo nel settembre 2014 e il papà di Shen si presenta al Nanjing Gulou Hospital reclamando gli embrioni, forte della sentenza d’appello. Ma l’ospedale si oppone sostenendo che dev’essere individuato un altro centro clinico dove trasferire gli embrioni: pare una condizione facile da soddisfare (anche perché priva di serie alternative), ma nessun ospedale consultato accetta di accogliere gli embrioni. Comincia così una lunga ricerca oltrefrontiera, finché nel giugno 2016 un ospedale in Laos risponde alla richiesta. Ma i genitori dei due coniugi scomparsi non si fermano qui: il loro desiderio ora infatti è di veder nascere il bambino tanto desiderato. Inizia così una seconda ricerca: quella di una madre surrogata in territorio laotiano (dove la pratica è tollerata, mentre in Cina è vietata) per condurre la gravidanza e mettere al mondo un nipote orfano di genitori ancor prima della gestazione.
Dopo lunghe consultazioni di centri specializzati e cataloghi di aspiranti madri a pagamento, il contratto con la donna prescelta viene concluso, la madre surrogata viene “importata” in Cina già gravida dopo l’impianto nell’ospedale laotiano, e il 9 dicembre 2017 il bambino finalmente nasce a Guangzhou. Il nome – Tiantian, Dolcezza – viene scelto dalla nonna materna «nella speranza che il piccolo porti felicità a due famiglie provate», come notano i media cinesi. Per il nonno paterno «questo bambino è destinato a essere triste al suo arrivo nel mondo. Non ha genitori. Un giorno dovremo dirgli la verità. Gli racconteremo che papà e mamma sono andati all’estero, finché non sarà abbastanza grande».
In tutto questo, l’unica buona notizia è il sorriso inconsapevole di Tiantian, vita tutt’altro che triste perché ogni vita è un dono e nessun embrione, nessun feto, nessun bambino può essere considerato meno degno di vivere per le circostanze rocambolesche e discutibili in cui è stato concepito o portato alla luce. Ma d’ora in avanti avrà bisogno di tutta la sua dolcezza per mandar giù la pillola amara che gli hanno confezionato i nonni.

Francesco Ognibene
Avvenire.it, 12 aprile 2018