Il 18 aprile 1948 di settant’anni fa rappresentò una data fondamentale per la nostra Patria. In quel giorno si tennero le prime elezioni politiche della neonata repubblica e, i cittadini italiani, dovettero scegliere tra lo stile di governo democratico occidentale e quello oppressivo marxista-leninistico. La vittoria della democrazia sul totalitarismo, della libertà sull’oppressione, della verità sulla menzogna fu netta. Molti si impegnarono per ottenere questo risultato, in particolare Alcide De Gasperi, uno dei maggiori statisti della nostra Repubblica che incassò il 48% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari (131 su 237), ma preferì non governare da solo ma formare un Governo con PLI, PSLI, PRI, poiché il suo motto era: “Mai da soli”.
Oggi, i vecchi statisti, da De Gasperi a Gedda, da La Pira a Dossetti, da Einaudi a don Sturzo, da Lazzati a Moro, sono stati sostituiti da nanerottoli populisti (neppure laureati) che si riempiono la bocca di promesse ma sono incapaci anche di partire, cioè di formare un governo per rispondere celermente alle molteplici urgenze nazionali, cioè ai bisogni concreti e quotidiani dei cittadini. Nanerottoli che in epoca di confusione e disorientamento non hanno tempra nè una profonda formazione interiore, professionale ed etica. Nanerottoli che a quasi cinquanta giorni dalle elezioni non hanno combinato nulla se non litigi, veti incrociati, pareri discordanti… E, dal piedestallo della loro supponenza, si ritengono il “nuovo” e il “cambiamento”.
A loro, un consiglio non richiesto. Rileggete gli scritti dei giganti che vi hanno preceduto, ricopiando la capacità di operare con umiltà personale senza dimenticare mai la dignità di uomo di Stato, e ricordandovi come affermò De Gasperi, che: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Solo così potrete governare per “ricostruire” una Italia nel solco della giustizia, della solidarietà e della crescita morale e civile.
Don Gian Maria Comolli