Ormai da tempo è entrata nella comunicazione la deleteria prassi di accusare ma poi, se la persona è scagionata o assolta oppure il fatto non sussiste, nessuno smentisce con la stessa forza con cui si ha puntato il dito contro l’altro. Il caso più emblematico sono gli “avvisi di garanzia” che occupano la prima pagina di certi giornali con caratteri cubitali e poi, l’eventuale assoluzione, trova spazio in un trafiletto posto nell’ultima pagina dell’organo di informazione, anche se per anni si è rovinata la vita di una persona o di una Istituzione. Ciò è accaduto anche per il fatto che voglio narrarvi.
Alcuni di voi si ricorderanno che nel maggio 2021 la BBC, poi il New York Times, e a seguire tutte le fonti informative mondiali, annunciaro che in Canada esistevano “fosse” in cui furono sepolti dai 6.000 a 15.000 bambini dei popoli indigeni, i quali nella maggioranza frequentarono scuole cattoliche. Da lì scaturì l’ira dell’ ex premier canadese Justin Trudeau che parlò di una vergognosa memoria e, sempre su voci e non su dei fatti, sovvenzionò un “Comitato per le scuole residenziali” con la finalità di trovare queste fosse. Anche la Chiesa del Canada, molto probabilmente sotto assedio, presentò le proprie scuse.
Ebbene, dopo tre anni di ricerche e una spesa di 216,5 milioni di dollari, il governo canadese, ha chiuso il Comitato di indagine sulle scuole residenziali poiché in questi anni nessuna “fossa comune” è stata trovata. Ma, tutto ciò, ha provocato un danno enorme all’immagine della Chiesa, oltre che la devastazione di oltre 110 chiese; violenze di cui è complice gran parte della classe dirigente del Canada e, in prima persona, l’ex primo ministro Trudeau.
Avete letto o sentito la notizia della chiusura della “Commissione” in qualche organo di comunicazione? Io no! Ma attenzione: “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”, cioè crea situazioni maligne ma non può nasconderle per sempre.
Don Gian Maria Comolli