Una presenza capillare, sistematica, metodica quella della massoneria, ormai a livello planetario. Con un curioso intensificarsi di trasferte ed attività soprattutto nell’ultimo periodo, ovunque.
Secondo un articolo apparso sul giornale britannico The Guardian dello scorso 4 febbraio, due logge – una riservata ai giornalisti e l’altra ai parlamentari – starebbero da tempo manovrando nell’ombra a Londra, nei corridoi del palazzo di Westminster, sede del Parlamento inglese, ove siedono i membri della Camera dei Comuni e di quella dei Lords.
«Le due logge sono così segrete che gli stessi giornalisti membri non ne conoscono gli aderenti», spiega il quotidiano. La prima, la New Welcome Lodge, è quella che recluta deputati e personale parlamentare; la seconda, la Gallery Lodge, si occupa invece della stampa. Ma ve n’è anche una terza, ancor più segreta, la Alfred Robbins Lodge, che pare riunisca altri giornalisti, abituati a riunirsi regolarmente a Londra.
Secondo David Staples, direttore generale della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, non vi sarebbe alcuna contraddizione in tutto questo. Eppure queste strane consuetudini inquietano ormai persino il pur navigato Guardian: per quale motivo i membri di queste tre logge cercherebbero con tutti i mezzi di non essere identificati come massoni? In un Paese, oltre tutto, l’Inghilterra, che è stato spesso segnato da gravi scandali scoppiati attorno ad attività occulte, riguardanti proprio politici col grembiulino…
Lo ha rivelato l’emittente Rtl: in Belgio una missiva è stata inviata dalla massoneria ed, in particolare, dalla sigla Le Droit humain, la seconda per numero di aderenti a livello nazionale, a tutti i propri parlamentari, intimando loro di bloccare un progetto di legge governativo, che autorizzerebbe ispezioni nelle abitazioni di quanti siano sospettati d’ospitare immigrati irregolari, per arrestare i clandestini. Questo il testo: «Cari fratelli, care sorelle, non è abituale che una loggia prenda la penna per interpellare gli eletti nella loro veste di massoni. “Circa il migrante, aiutalo, la persona sia sacra per te”, ci insegna il precetto massonico. Ci sembra importante vigilare, affinché certi limiti non vengano oltrepassati. Ne va della tutela della nostra democrazia. Speriamo che sia tuo desiderio opporti a questo progetto pericoloso e che tu voglia sensibilizzare allo stesso modo i membri della tua formazione politica».
Se una cosa simile l’avesse fatta la Chiesa cattolica certamente sarebbe scoppiato uno scandalo, i soliti benpensanti avrebbero lamentato interferenze indebite sui deputati, sarebbe stata scomodata la «laicità» dello Stato e si sarebbero rivendicati i valori e l’autonomia della «Repubblica». Siccome, invece, le interferenze – e gravi – sono giunte dalle logge non si sono levate né urla, né critiche, anzi i media hanno persino plaudito all’iniziativa, ricordando come non sia nuova: nel servizio televisivo di Rtl si sono ricordati candidamente alcuni precedenti, ad esempio a proposito dei grandi dibattiti sull’aborto e sull’eutanasia.
Non solo: è stata sempre la massoneria, questa volta francese, ad entrare a gamba tesa in un altro dibattito particolarmente delicato, quello relativo alla legalizzazione del cosiddetto «utero in affitto», schierandosi apertamente a favore. E lo ha fatto con un vasto congresso pubblico, svoltosi a Parigi lo scorso 3 febbraio nella sede del Grand’Oriente di Francia. Non importa se questo comporti la mercificazione della donna ed, ancor più, del bambino. I grembiulini sono d’accordo e non risparmiano mezzi e forze per farlo sapere, per orientare, per condizionare. All’appuntamento furono presenti, oltre agli immancabili parlamentari, ginecologi, ostetrici, sociologi, psicanalisti, avvocati, persino antropologi, ma anche sigle “ad hoc” come l’Associazione delle Famiglie Omoparentali (vale a dire, coppie Lgbt) e l’Unione delle Famiglie Laiche (ovvero laiciste): un coro a senso unico, insomma, per portare avanti spavaldamente la propria bandiera, per imporre la propria ideologia, sicuri di non trovar intralcio, di non aver ostacoli, di non subire né critiche, né attacchi da parte dei media, del mondo politico, tanto meno della magistratura. E nemmeno più da parte della Chiesa. Purtroppo.
Sempre in Francia, peraltro, la massoneria è stata ricevuta in massa lo scorso gennaio dalla commissione «fine-vita» istituita dal Cese, il Consiglio Economico, Sociale e Ambientale francese, già fortemente in odore di “squadra e compasso”: 52 membri sui 233 che lo compongono ne farebbero parte e, tra essi, anche ex-Grandi Maestri del Godf, il Grand’Oriente di Francia, tutti convinti fautori dell’eutanasia.
Da notarsi, come la partecipazione al Cese non sia su base volontaria: ciascun componente percepisce un’indennità pari a 3.786,76 euro lordi per una media di 10 giorni di lavoro al mese, di cui 1.838,23 euro esentasse.
Non è difficile, in ogni caso, intuire quale sia stato l’orientamento della commissione, che, oltre al Godf, ha convocato anche i rappresentanti della Gran Loggia di Francia, del Diritto Umano e della Gran Loggia Femminile di Francia. La settimana prima erano stati ricevuti i rappresentanti delle principali confessioni religiose.
Lo scorso 2 dicembre si è celebrata la fondazione della Gran Loggia Femminile del Camerun a Douala, presso l’hotel Akwa Palace: 130 i partecipanti, in rappresentanza di 40 delegazioni, soprattutto francesi. Maria Teresa Besson, alla guida di tale obbedienza in Francia, ha “insignito” Flora Edith Mongue Din, farmacista, del titolo di Gran Maestro della sezione camerunense, nella quale sono confluite molte donne impegnate in politica.
L’invito diffuso aveva la pretesa di voler accreditare questa come la «prima obbedienza femminile in Africa», ma questo non corrisponde al vero: una loggia, denominata «Fiore dei tempi», fu istituita già nel febbraio 1981 in Togo, Paese dove presto ne sorse anche una seconda; vi ha fatto seguito nel 1999 in Benin un’altra sigla, «Il faro delle amazzoni». E poi ancora la massoneria è presente in Costa d’Avorio; altre tre logge in Camerun e Gabon, dove raccoglie rispettivamente 100 e 160 aderenti. Poi vi sono due logge in Benin ed una rispettivamente in Senegal, in Congo e in Marocco.
Quel che è certo è che si tratta di un fenomeno in crescita, benché in Africa la popolazione tenda a prendere le distanze dalla massoneria ed a guardare con sospetto i suoi aderenti: l’opinione pubblica la associa spesso a fenomeni di stregoneria, incesto ed omosessualità.
Lo scorso 2 e 3 febbraio, ad esempio, a Dakar si sarebbero dovuti riunire quasi 600 massoni provenienti da tutto il mondo per la XXVI edizione del Rehfram-Incontri umanisti e fraterni africani e malgasci. Ma è saltato tutto, proprio grazie alle pressioni esercitate da molte organizzazioni religiose, riunitesi nel comitato «No alla massoneria». Tale sigla a gran voce ha reclamato l’annullamento dell’evento e le stesse catene alberghiere hanno preferito annullare le prenotazioni, temendo turbative nell’ordine pubblico.
Della coalizione «No alla massoneria» fanno parte una sessantina di associazioni, oltre ad un collettivo di sigle anche islamiche. In un proprio comunicato, hanno biasimato quelle congreghe, che, sotto pretesti libertari, «promuovono in realtà l’infanticidio con l’aborto e l’apologia delle unioni contro-natura con le “nozze” omosessuali». I sottoscrittori di tale nota si sono riproposti, proprio per questo, di mettere in guardia l’opinione pubblica dalle potenti logge, vantatesi pubblicamente «d’esser all’origine della legge Veil del 1975 sulla legalizzazione dell’aborto» e di quella sulle cosiddette “unioni civili”».
Di certo però v’è una cosa, nonostante le proteste: l’influenza dell’ideologia massonica nelle più alte sfere politiche del Continente africano. Un’adepta, Jewel Howard-Taylor, è divenuta vicepresidente della Liberia. Del neo-presidente George Weah ha parlato tutto il mondo, ricordandone i fasti calcistici come attaccante, tra l’altro, anche del Milan; ma in un dossier il settimanale Jeune Afrique ne ha ricordato prima di tutto l’appartenenza ad una loggia: la massoneria, qui, è giunta evidentemente sino al vertice più alto dello Stato.
Del resto, la prima obbedienza maschile qui sorse nel 1867, vent’anni dopo venne fondata la prima obbedienza femminile, che da allora ad oggi ha sempre influenzato le scelte che contano. Ma c’è un altro aspetto da tener presente ovvero l’influenza esercitata su queste logge dalla Francia, decisissima ad aprire un’altra loggia femminile nel Paese ivoriano, mentre due nuove obbedienze sono previste per il 2019 in Congo-Brazzaville e nel Benin.
Frenetica l’attività della massoneria anche in Medio Oriente, area particolarmente delicata dello scacchiere internazionale per tanti motivi. Il Grand’Oriente di Francia lo scorso febbraio si è recato in trasferta a Israele. Il suo Gran Maestro, Philippe Foussier, in un’intervista all’emittente i24News, ha spiegato le ragioni di questo insolito viaggio, avvenuto su invito delle tre logge della sua obbedienza, presenti in loco, a sottolineare l’importanza strategica di tali rapporti bilaterali.
«Le tre logge del Grand’Oriente di Francia in Israele – ha spiegato il Gran Maestro – hanno conosciuto qui un forte sviluppo negli ultimi tempi» con una crescente adesione di nuovi adepti. «Sono giunto come Gran Maestro, ciò che han fatto anche i miei predecessori, per testimoniare il mio sostegno a quest’evoluzione molto interessante». Evoluzione recente, eppure già perfettamente allineata alla “casa madre”, in Francia: «Le tre logge che abbiamo qui in Israele funzionano esattamente come quelle che abbiamo ovunque in Francia. In tutto abbiamo 1.300 logge, la stragrande maggioranza delle quali in Patria, ma alcune anche oltremare e all’estero», benché meccanismi e strategie siano «identici dappertutto». Una presenza capillare, dunque, e non limitata ai soli interessi nazionali.
Il Gran Maestro Philippe Foussier è stato a Gerusalemme, dove ha «stretto un certo numero di contatti», ad esempio col Sindaco, poi ha incontrato anche il primo cittadino di Tel Aviv e l’ambasciatrice francese in Israele, ma non è mancata una capatina ai Luoghi Santi ed al memoriale di Yad Vashem: non si è trattato certo di una visita turistica, in quanto – ha dichiarato durante l’intervista il Gran Maestro – «la massoneria si pratica con miti, riti e simboli e una delle forti dimensioni che ci accompagna è quella del Tempio di Salomone, che utilizziamo come riferimento, poiché ci aiuta a lavorare.
Per i massoni trovarsi in terra di Israele rappresenta una dimensione particolare, perché ci rimanda a richiami, di cui ci serviamo regolarmente. La massoneria affonda le sue origini in diverse tradizioni e specialmente nelle tradizioni bibliche», ha dichiarato, mostrando come la sua trasferta avesse una valenza operativa e simbolica molto forte, una valenza in cui nulla è stato lasciato al caso.
Da qui il Gran Maestro si è lanciato in un affondo contro l’antisemitismo «sempre presente ed anzi tale da conoscere in Francia un rigurgito davvero preoccupante». Di contro, ha ricordato come «i massoni siano fautori di una concezione umanitaristica ed universalistica dell’uomo, che va riaffermata senza tregua», contrapponendosi all’«estrema destra», oltre che, si badi bene, non tanto alle fedi ed alle pratiche religiose quanto agli «integralismi ed ai fondamentalismi religiosi ed anche questo è uno dei significati della mia visita qui in Israele». Dal suo punto di vista, non sono quindi le credenze a far problema, purché se ne stiano chiuse nelle proprie sagrestie, qualunque esse siano. E s’intuisce tra le righe come il Gran Maestro fosse lì anche per ricacciarcele…
Questo testo di Luigi Bertoldi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane