Chi sta fuori pensa spesso che le suore compiano pesanti sacrifici, ma ecco la verità…
Nel 2014, la modella e attrice spagnola Olalla Oliveros ha lasciato senza parole il mondo della moda rinunciando alla sua carriera di successo ed entrando nella vita religiosa – è diventata suora.
La Oliveros aveva preso la sua decisione quattro anni prima, ma ha aspettato per discuterne pubblicamente e ha detto che la sua vocazione è stata promossa da una visita al santuario di Nostra Fatima, in Portogallo. In un’intervista rilasciata a El Diario de Carlos Paz, la modella ha spiegato che provava un’insoddisfazione crescente nei confronti della sua vita e che a Fatima ha sperimentato “un terremoto interiore”. “Dio mi ha dato un ruolo, e mi ha scelto, e non ho potuto dirgli di no”, ha confessato.
Il fatto che una donna entri in una comunità religiosa è molto meno frequente rispetto a qualche decennio fa. Catholic World News ha riferito nel 2013 che ogni anno nel mondo più di 3.000 donne lasciano la vita religiosa. Ci sono tuttavia segni del fatto che la tendenza si sta invertendo, soprattutto in certe zone del pianeta, e alcuni ordini religiosi stanno vivendo una sostanziale crescita delle vocazioni. Le giovani donne continuano a sperimentare la chiamata alla vita religiosa, ma cos’è che fa sì che una giovane donna lasci buoni amici, un fidanzato e una carriera promettente per entrare in convento?
In una conversazione TED del 2012 intitolata Why Nuns Don’t Have Midlife Crises (Perché le suore non hanno la crisi di mezza età), la ricercatrice J.E. Sigler ha discusso gli elementi chiavi del discernimento vocazionale. La Sigler ha intervistato molte donne religiose per comprendere la loro strada vocazionale, e la sua ricerca mostra che ci sono quattro elementi di base o passi comuni nella chiamata religiosa: silenzio (seguito dalla paura), tormento, salto e finalmente pace e gioia.
La Sigler afferma che il primo passo – il silenzio – è particolarmente impegnativo nel nostro mondo rumoroso, distratto e saturo di media, ma è necessario per ascoltare e comprendere il proprio cuore. La ricercatrice include anche la paura come parte del primo passo, perché si verifica inevitabilmente quando una persona sente la chiamata alla vita religiosa, anche se non è la caratteristica principale.
Il “tormento” si riferisce all’esperienza di essere incapaci di lasciar sfuggire l’idea di una vocazione una volta che il seme è stato piantato, e il “salto” è il passo necessario ma rischioso di seguire la chiamata. “Pace e gioia” sono i fenomeni che la Sigler ha constatato continuamente nelle sue interviste alle religiose – un’esperienza che molte di loro descrivono vividamente, e sembra essere una conseguenza inevitabile del vivere in profonda intimità con Dio.
Luigi Tanzi, padre di cinque figli, ricorda il giorno in cui sua figlia gli ha dato la notizia sorprendente. Chiara, la sua figlia maggiore, aveva appena 22 anni quando gli ha comunicato la decisione di entrare nel convento delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo di Roma, un ordine missionario. “È come se tua figlia ti dicesse che sta per lasciare la tua casa per sposarsi”, ha ricordato Luigi, un momento difficile per qualsiasi padre. “Ma quando sta sposando Gesù come si può avere qualcosa da obiettare sullo sposo?”
Molti esterni all’ambiente pensano che le suore compiano sacrifici profondi e perfino insopportabili, ma dal punto di vista di queste donne le cose sono molto diverse. Parlano della loro vocazione come di una gioia e di un dono piuttosto che di un peso. Ci sono periodi di prova e difficoltà, ma quello che le àncora ai loro voti è un amore profondo e duraturo.
Suor Ann Kateri, 38 anni, è membro delle Suore Francescane del Rinnovamento. È cresciuta in una famiglia numerosa e felice di Washington, D.C., e dopo essersi laureata a Harvard ha iniziato a lavorare con i poveri per la Chiesa cattolica. Da quando aveva 11 anni provava una forte attrazione per questo tipo di opera, ma sentiva anche un grande desiderio di sposarsi. Quando il suo fidanzato – un ragazzo cattolico fantastico – le ha chiesto di sposarlo ha detto di sì, ma poi è stata pervasa da una profonda tristezza. Colta di sorpresa dalla propria reazione, ha cercato di capire le ragioni di quello stato d’animo e ha riconosciuto di essere chiamata a un’altra vita, a un rapporto sponsale di tipo diverso, un rapporto che – nonostante le esitazioni iniziali – le ha portato una gioia enorme. Ascoltare il suo cuore chiarisce la sua chiamata. Definisce il giorno in cui ha professato i voti perpetui “di gran lunga il giorno più felice della mia vita”.
Suor Maria Stella dell’Evangelizzazione, 26 anni, dell’Ordine delle Serve del Signore e della Vergine di Matará, vive la stessa gioia, anche se il suo percorso è stato diverso. È cresciuta protestante nel Nord Dakota e non ha incontrato una suora fino a quando non è andata all’università e aveva già intrapreso il percorso per aderire al cattolicesimo. Ha deciso di convertirsi dopo aver incontrato molti studenti cattolici che l’hanno aiutata a vedere un collegamento tra fede e ragione di cui non si era accorta in precedenza, soprattutto visto che suo padre era scettico. Suor Stella si è specializzata in Ingegneria Chimica e in Tedesco, e anelava a condurre una vita agiata con un buon lavoro e una famiglia cattolica felice. Ma Dio aveva altri progetti.
Mentre lavorava con la Fellowship of Catholic University Students (FOCUS) dopo la laurea, una sera ha incontrato una comunità di religiose ed è rimasta così colpita dalla loro santità da essersi seduta e aver pianto in un angolo per la maggior parte della notte. All’inizio non era certa di avere la vocazione. “Era chiaro per me che volevo quella santità”, mi ha detto, ma si vedeva ancora sposata, e quindi ha deciso che avrebbe “perseguito il matrimonio nel modo più santo possibile”.
Ha iniziato a ricevere direzione spirituale e si è sentita sempre più attirata verso la vita religiosa. L’evento che ha promosso la sua decisione è stato simile a quello che ha portato alla scelta di suor Ann Kateri – una proposta di matrimonio.
Un ragazzo con cui usciva all’università aveva rotto con lei per diventare sacerdote, ,ma per qualche evento inaspettato pensò che poteva aver fatto un errore, cercandola quindi di nuovo. Lei non voleva altro che sposarlo e costruire una famiglia, e quindi quando si è trovata ad essere stranamente disinteressata ha capito che era un segno. La certezza totale non è giunta subito, ma non ci è comunque voluto molto.
Suor Stella dice che dopo aver preso la decisione definitiva di entrare in convento ha sperimentato una gioia estrema che le mostrava che aveva fatto la scelta giusta. “Per tutta la vita avevo tratto il mio senso di sé e la mia soddisfazione dal fatto di avere l’amore e l’attenzione di un uomo, ma stavolta era Dio stesso a donarmi la felicità”.
La gioia iniziale si è smorzata dopo un po’, ma suor Stella dice che è stato essenziale perché così ha potuto essere pienamente certa e ha scelto la sua vocazione in totale libertà piuttosto che in preda all’euforia. Menziona anche certe tentazioni che le si sono proposte a un certo punto, come la paura che avrebbe perso la propria unicità indossando lo stesso abito e seguendo lo stesso programma di tutte le altre suore del convento. Oggi afferma però di aver scoperto quanto siano tutte diverse. La loro realtà “esteriore” è la stessa, ma l’universo interiore è personalissimo. Cosa forse più importante, sono pervase da pace e gioia profonde.
“Se qualcuno mi avesse detto quanto sarebbe stato splendido sarei diventata suora molto tempo fa!”, ha confessato.
Rebecca Vitz Cherico
Aleteia, Apr 27, 2018