Lascia perplessi l’idea di fondo che anima questo filone di pensiero, la convinzione, cioè, che “l’umano”, così come lo conosciamo e sperimentiamo, debba essere necessariamente superato, allo scopo di sconfiggerne tutti limiti biologici e strutturali. Pur potendo cogliere in questo orientamento una radicale apertura “trascendentale”, genuinamente umana, che spinge ogni individuo verso un “oltre”, ci chiediamo però se sia proprio vero che i limiti, propri alla nostra condizione umana, siano da considerarsi “a priori” negativi.
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