Rimossa dalle autorità a Dongertou la statua di san Giovanni Wu Wenyin, martire ucciso durante la rivolta dei Boxer e canonizzato da Giovanni Paolo II.
Una statua di san Giovanni Wu Wenyin, da poco inaugurata davanti alla chiesa cattolica di Dongertou, nella parrocchia di Yongnian (diocesi di Handan, Hebei), è stata rimossa per ordine delle autorità comuniste cinesi dopo aver «fatto scalpore su internet».
Il catechista e martire cinese, Wu Wenyin, era stato canonizzato il primo ottobre del 2000 da Giovanni Paolo II. Nato nel 1850 nel villaggio di Dongertou, durante la persecuzione scatenata dai Boxer (nel 1900), fu torturato e condannato a morte per essersi rifiutato di abbandonare la dottrina cristiana. Di fronte alla raccomandazione di sua madre, che lo invitava a restare saldo nella fede, lui rispose: «Stai tranquilla mamma. Per favore, prenditi cura dei miei orfani perché sto andando al martirio. Ci vediamo nella casa celeste del Padre». Fu ucciso all’età di 50 anni.
Una statua in onore del santo era stata inaugurata il 3 maggio dalla comunità cattolica locale, ma il Ministero degli Affari esteri aveva fortemente criticato l’iniziativa «intollerabile» visto che, come scritto da alcuni utenti, l’erezione di una statua dedicata a un cinese canonizzato dalla Santa Sede «è una dichiarazione di guerra al principio di indipendenza, autonomia e auto-indirizzo della Chiesa». Sabato il dipartimento del Fronte unito ha inviato una lettera a tutti i governi locali spiegando che dovranno considerare «massima priorità» i nuovi regolamenti che rendono d’ora in poi quasi impossibile costruire «statue religiose» all’esterno dei luoghi di culto, riporta l’Ap. L’obiettivo ufficiale è «prevenire la commercializzazione di Buddismo e Taoismo», ma le regole valgono per tutte le religioni. Come il caso della statua di Wu Wenyin dimostra.
Dopo la campagna di demolizione di croci e chiese nel Zhejiang, negli ultimi mesi il partito comunista ha messo in atto una feroce campagna di repressione del cristianesimo nell’Henan, la provincia con il più alto numero di protestanti di tutta la Cina. Croci e chiese sono state abbattute, ai minori di 18 anni è stato vietato di entrare in chiesa, mentre i genitori non possono più educare alla fede i figli, pena la perdita del lavoro e della pensione.
Ora molti cinesi temono che la stretta sulle religioni, che sarebbe stata ordinata da Xi Jinping in persona, si espanda all’Hebei, la provincia con il più alto numero di cattolici nel paese (circa un milione su 71 milioni). Di recente, per impedire che la popolazione si recasse in pellegrinaggio al santuario di Ludezhuang la seconda domenica di maggio, come da tradizione, il governo locale ha trasformato da festivi a feriali i giorni sabato 12 maggio e domenica 13 maggio. Inoltre il partito comunista ha proibito al più grande giornale cattolico cinese dell’Hebei, Faith Weekly, di pubblicare notizie sui pellegrinaggi.
Leone Grotti
Tempi.it, 27 maggio 2018