Lo studio di Grail, la società di Gates e Bezos. L’oncologo: va migliorata l’affidabilità.
L’idea è quella di trovare un test «universale» capace di intercettare i tumori anni prima che diano sintomi. Ci stanno lavorando in tanti, compresi i ricercatori finanziati dal fondatore di Microsoft Bill Gates e del ceo di Amazon Jeff Bezos con il loro progetto Grail. Questi ultimi stanno ottenendo risultati incoraggianti: hanno appena sperimentato, con successo, un esame capace di intercettare almeno dieci tipi di tumore diversi con un’accuratezza che arriva fino al 95%. È quella che gli esperti chiamano biopsia liquida: si può eseguire semplicemente su una goccia di sangue, invece che ricorrere al prelievo di tessuti dai vari organi o ad altri esami, ed è in grado di identificare piccoli frammenti del Dna di cellule tumorali, liberati nel circolo sanguigno (in particolare, nel progetto sostenuto dai due tycoon americani, l’esame va a dosare quello che i tecnici chiamano cfDna o Dna libero circolante.
Il test, Grail appunto (una specie di Sacro Graal di cui gli scienziati sono alla ricerca per curare i tumori al loro esordio e migliorare la sopravvivenza dei pazienti) è stato oggetto di uno studio presentato al meeting annuale dell’Asco, l’American Society of Clinical Oncology in corso a Chicago e condotto su 878 pazienti con il cancro e 749 persone scelte come controlli sani, mostrando una notevole capacità di identificare precocemente la presenza di tumori, appunto fino al 95% dei casi, anche se con un’accuratezza variabile a seconda del tipo. Per esempio, è risultato più efficace nell’intercettare tumori come quelli del pancreas, ovaio, fegato e cistifellea; meno, invece, per il cancro della prostata, della tiroide, del rene, dell’utero e il melanoma.
La ricerca è stata coordinata da un team americano, guidato da Eric Klein del Cleveland Clinic’s Taussing Cancer Institute, Ohio che partecipa al progetto Grail. Kein ha commentato: «Il test potrà permettere di diagnosticare neoplasie con largo anticipo e quindi di poterle curare al meglio. Troppi tumori, infatti, vengono diagnosticati quando già si sono diffusi nell’organismo». Occorrono, però, altre verifiche in clinica e gli esperti pensano che l’esame non potrà essere disponibile per i pazienti prima di 5 anni. Ma sono
ottimisti. «Il test è interessante — commenta Giordano Beretta, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e oncologo a Bergamo — anche se, al momento, poco affidabile. Il rischio è che, se viene usato come screening (su persone sane, alla ricerca di eventuali tumori ndr), può comportare falsi positivi, cioè diagnosi di tumore in persone che, invece, non ce l’hanno e aumentare così il ricorso a inutili esami; oppure falsi negativi, cioè situazioni in cui non vede la malattia laddove c’è e quindi dare false rassicurazioni».
È più vicino, invece, l’impiego della biopsia liquida nelle persone a cui è stato già diagnosticato un tumore perché permette di studiarne le caratteristiche genetiche, di pianificare meglio le terapie, di verificare se una cura funziona e di valutare la prognosi. La ricerca va avanti nell’ottica della medicina di precisione, cui è dedicato il meeting dell’Asco, il più grande congresso di oncologia al mondo che vede la partecipazione di oltre 30 mila specialisti da tutto il pianeta.
«Fare ricerca — conclude Beretta — è indispensabile per trattare al meglio i pazienti e garantire sopravvivenze sempre più lunghe, anche se costa. Richiede grandi investimenti, al momento, ma alla lunga può far risparmiare i sistemi sanitari nazionali».
Adriana Bazzi – Corriere della Sera, 2 Giugno 2018