Dopo la donna ritrovata in Francia presso Briançon lo scorso mese, un altro cadavere di un rifugiato sul versante italiano delle Alpi.
Il 9 maggio scorso una giovane donna africana è stata trovata morta all’altezza della diga di Prelles, nella Durance, il fiume che scorre attraverso Briançon, a pochi chilometri dal confine tra Italia e Francia. Non se ne conosceva il nome, ne da dove venisse. Un fatto di cronaca legato forse all’immigrazione.
Da più di un anno, le Hautes-Alpes hanno visto un afflusso di migranti provenienti principalmente dall’Africa occidentale. Nel 2016, sono state 315 le persone bloccate alla frontiera e riportate in Italia. Nel 2017 la cifra è notevolmente aumentata raggiungendo quota 1900. Secondo i dati della Prefettura dall’inizio dell’anno i migranti che hanno tentato il passaggio sono già 500.Ora con l’arrivo dell’estate la zona sta mostrando una tragica realtà.
Solo due settimane fa sul versante italiano delle Alpi, non lontano da Bardonecchia, punto di partenza dei migranti che tentano di raggiunge la Francia, è stato trovato un altro cadavere.Anche quest’uomo è senza nome, forse solo le impronte digitali potranno rivelarlo ma la sua famiglia potrebbe non saperlo mai. Sul lato francese la situazione non sembra differente, infatti il caldo ha portato alla luce altri corpi come quelli del senegalese Mamadou-Alpha Diallo e del nigeriano Blessing Matthew.I migranti prendono la via della montagna con grande rischio perché, data la mancanza di documenti, non possono prendere gli autobus sicuri.
Mancanza di informazioni sulla strada, abiti e scarpe inadatte alla traversata in montagna provocano le tragedieA fronte di questa situazione, come denunciano gli attivisti che assistono i migranti, si è assistito ad una progressiva militarizzazione della zona di confine. Sono infatti molte le persone ricoverate in ospedale per le ferite procurate durante la fuga dai controlli di polizia.Dalle testimonianze di chi è respinto si apprende che una volta passata la linea di confine, si devono precorrere 17 chilometri per raggiungere la cittadina più vicina e lì che la gendarmeria attende per respingere. Anche il New York Times si è occupato di quello che sta succedendo.
A febbraio un’intervista a Vincent Gasquet, un uomo che insieme ad altri perlustra i boschi in montagna per recuperare i migranti che si perdono e metterli sulla strada giusta, rivelò i contorni del dramma in atto. «Se le Alpi diventassero un cimitero, mi vergognerei per il resto dei miei giorni» dichiarò Gasquet. Una reazione umana ma che mette a rischio l’opera dei volontari, infatti per le leggi francesi aiutare chi è senza documenti può in alcuni casi configurarsi come un reato.
Un episodio avvenuto il 31 marzo scorso a Bardonecchia suscito molto clamore mediatico. Quattro gendarmi francesi fecero irruzione nella sede della ong Raimbow for Africa per controllare un migrante nigeriano, cercavano droga, motivazione che poi si rivelò infondata.
Alessandro Fioroni
8 giugno 2018