Si apre un altro fronte politico. I migranti creano una spaccatura in Germania tra il ministro Horst Seehofer, fautore della linea dura, e la più moderata Angela Merkel.
Si ricompone la frattura tra Francia e Italia. Conte oggi sarà a Parigi. Nel frattempo però si apre un altro fronte politico, questa volta in Germania, con la rottura, proprio sulle politiche migratorie, tra il ministro dell’Interno Horst Seehofer, fautore della linea dura e dei respingimenti di massa di tutti gli irregolari dall’Unione Europea, e la più moderata Angela Merkel. Già si parla di un asse Vienna-Roma-Berlino, uno scenario che potrebbe costare il posto alla cancelliera e voler dire nuove elezioni in Germania. “Non possiamo essere così schizofrenici da applaudire alla Laudato si’ e contemporaneamente ammiccare a Salvini per l’uso strumentale di una vicenda drammatica”, dice Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera. “Le scelte non si possono dedurre dai princìpi, altrimenti la politica non avrebbe senso, ma una relazione ci dev’essere, se non vogliamo dismettere totalmente la nostra umanità”.
Le scelte di politica migratoria del governo italiano hanno creato un piccolo terremoto nei paesi europei. Prima con la Francia, ieri all’interno del governo tedesco.
Ma tutta la politica è in crisi. Si è suicidata diventando la compagna di strada del processo di destrutturazione causato da un’economia basata sull’ossessione per i vincoli di bilancio, un capitalismo finanziario senza giustizia e senza umanità. E quando una crisi sociale si fa così profonda e lunga, anche le istituzioni democratiche ne subiscono tutti i contraccolpi.
La nave Aquarius ora fa rotta verso la Sardegna, ma sarà la Spagna ad ospitare gli immigrati che sono a bordo.
Il governo spagnolo ha compiuto un gesto fuori dal contesto nefando che lo circonda. Ma a meno di questa eccezione, il conflitto tra i governi mi pare realmente miserabile. Ognuno rimprovera all’altro ciò che egli stesso ha fatto più volte, e dietro il sasso lanciato c’è sempre una mano nascosta a difendere interessi nazionali o economici.
Se le dicessi che la decisione del governo ha avuto il merito di togliere ogni alibi all’Europa?
Che l’Italia sia stata lasciata sola è vero, ma se dobbiamo ispirarci al principio che il fine giustifica i mezzi, vuol dire che siamo già nella barbarie. Giochiamo su una scacchiera internazionale come se quelle vite umane non valessero niente. Invece il Mediterraneo è stato per secoli il mare che ha costruito relazioni tra gli uomini, almeno fino a Giorgio la Pira ed Enrico Mattei.
Era un altro mondo. Oggi si possono accogliere tutti?
Non si può, però è troppo facile fare una domanda così. Dovremmo ripensare lo sviluppo in Africa. Chi ha fatto la storia del colonialismo in Africa? Qualcuno ha detto che il futuro degli africani è in Africa (Alessandro Di Battista, ndr). Perfetto. Allora rimangano agli africani anche il petrolio, i minerali e i diamanti che gli appartengono.
La crisi migratoria assume una rilevanza sempre più grave. Potrebbe anche assestare il colpo definitivo all’Unione Europea?
Sarebbe la rivincita di quella dimensione umana della vita che l’Europa ha voluto ignorare. Fino a qualche anno fa si discuteva delle radici dell’Europa: cristiane, greco-romane, illuministiche, appartenenti alla tradizione del movimento operaio, o tutte queste cose insieme. Oggi mi chiedo se c’è qualcosa di queste radici che corrisponde a una sola cosa reale dell’Europa che vediamo.
Cosa risponde?
Rispondo che siamo di fronte al tradimento dei chierici. Intere classi dirigenti hanno tradito. Se non possiamo accoglierli tutti, chiediamoci almeno come impedire che questa Europa tratti i migranti come scarti, scartando con loro anche l’umanità di tutti noi. Ma la politica non si fa più queste domande.
A proposito di classe politica. In Germania il super-falco Seehofer, leader della Csu, potrebbe rompere l’accordo di governo con la Merkel proprio sui migranti.
E’ preoccupante che il confronto non avvenga tra una tesi radicale — accogliamo tutti — e una più realista, ma tra una politica riformista, di apertura, e chi la nega. Questa chiusura radicale è l’Europa del fortilizio, il trionfo del nazionalismo e del mercantilismo.
Come finirà lo scontro?
L’Europa potrebbe finire dilaniata dai conflitti tra quelle stesse forze che più radicalmente chiedono l’innalzamento della fortezza.
Se lei fosse il presidente della Commissione europea, cosa farebbe oggi?
Proporrei di indire un nuovo processo costituente dell’Europa.
Cosa farà esplodere l’Europa? La pressione migratoria o i vincoli di bilancio?
Dipende molto dalle forme concrete che prenderanno le reazioni alla crisi sociale. Una delle cose più inquietanti è la mancanza di alternativa a queste politiche distruttive. Non sono un’alternativa né Macron, né il governo gialloverde, né Orbán, né la Merkel.
Perché la Merkel non è un’alternativa?
Perché è una concausa della crisi. Ha guidato l’ambizione neo-mercantilista della Germania limitandosi a temperarla, creando un’Europa radicalmente spaccata tra paesi debitori e paesi creditori, un impoverimento dei lavoratori in tutto il continente e aiutando la nascita dell’onda populista.
Nemmeno la sinistra può costruire un’alternativa?
No, perché non c’è più, non nella politica. Sopravvive nelle culture diffuse, nelle pratiche sociali.
E queste cosa possono fare?
Dare testimonianza del bene umano che fanno. E’ l’unica ripartenza possibile.
Federico Ferraù
www.ilsussidiario.net, 15 giugno 2018