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Migranti e povertà

Africa, i vescovi dell’Amecea: favorire la pace e frenare l’emorragia dei giovani

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Fermare l’emorragia di giovani che lasciano i propri Paesi in cerca di migliori condizioni o al mero fine di salvare le proprie vite. Favorire i processi di pace e riconciliazione in una delle aree dell’Africa più vessate da conflitti, guerre civili, dittature sanguinarie. Rilanciare l’impegno alla evangelizzazione di un continente che vede crescere il numero di battezzati cattolici, ma rischia di perdere la sfida di vivere i valori nella vita quotidiana. È un’agenda piena quella che si è data la “Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale” (Amecea), l’organismo che riunisce le Conferenze di Eritrea, Etiopia, Kenya,  Malawi, Sudan/Sud Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia (con le affiliazioni di Gibuti e Somalia). Leggi

L’Africa si fa aiutare a casa sua. Dalle potenze emergenti

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Mentre nell’Unione Europea si continua a discutere di nuovi “piani Marshall” per l’Africa, per aiutare gli africani a casa loro, a Johannesburg (Sudafrica) si è riunito il decimo vertice dei Brics, le potenze emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), con una serie di accordi bilaterali e comunitari per sostenere le economie locali. A conclusione del summit, i Brics hanno firmato un documento in 102 punti, la Dichiarazione di Johannesburg, nella quale si impegnano a riformare la governance mondiale, rafforzare la cooperazione dei Brics per la pace, intensificare la partenership economica, commerciale e finanziaria, realizzare una cooperazione che ponga la persona al centro, con una speciale attenzione al ruolo delle donne nello sviluppo. Leggi

I complici della tratta

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l dramma della Tratta di giovanissime donne, di cui il 37% minorenni, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro normale, sembra non interessare più di tanto. Le vediamo lungo i marciapiedi d’Italia e in alcune zone sono presenze radicate da molti decenni nell’apparente impossibilità di affrontare il fenomeno, proprio a partire da queste zone a luci rosse. Purtroppo, le uniche luci che le illuminano sono i fari delle macchine, puntati addosso per scrutarle prima di essere reclutate e pagate dal cosiddetto “cliente”, primo responsabile di questa ignobile schiavitù. Questi uomini, di ogni età, si muovono imperterriti beffandosi dello Stato, senza temere i controlli delle Forze di polizia, e sapendo che le autorità non possono fare niente per bloccarli. Leggi

“Io, falsa rifugiata, denuncio il business di trafficanti e coop”

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Pagò 5.500 euro un’agenzia russa per ottenere lo status di rifugiata. Elis Gonn racconta: «Inventarono falsità sulla mia vita, mi presentarono come lesbica perseguitata. La commissione italiana ascoltava le storie degli immigrati e dava permessi senza verifiche. Nei centri di accoglienza ricevevamo una miseria al mese in abbonamenti. La gente parla di carità e atti umanitatri ma se nessuno denuncia è solo per paura dei trafficanti». Leggi