Massimo Antonelli, primario del reparto di rianimazione del Policlinico Gemelli, a Roma, spiega che cosa significa “trattamento sanitario di sostegno vitale”: “Dove non è più possibile, attraverso i mezzi farmacologici o artificiali, sostenere le funzioni vitali, il compito del medico è alleviare le sofferenze, arrivando anche a una sedazione palliativa”
Roberto Colombo spiega perché il ddl Bazoli «stravolge» la sentenza della Consulta a cui dice di ispirarsi, «andando molto al di là delle pur discutibili maglie tessute dalla Corte»
Nella società attuale che principalmente ricerca la “qualità” a scapito della “dignità” dobbiamo proteggere entrambi, non scordando la caratteristica della sacralità dell’ uomo.
Massimo Antonelli, primario del reparto di rianimazione del Policlinico Gemelli, a Roma, spiega che cosa significa “trattamento sanitario di sostegno vitale”: “Dove non è più possibile, attraverso i mezzi farmacologici o artificiali, sostenere le funzioni vitali, il compito del medico è alleviare le sofferenze, arrivando anche a una sedazione palliativa”
«Non dobbiamo eliminare il malato, ma la sofferenza», dovrebbe dunque essere lo spirito che ama chi si occupa di fine-vita. Non riuscire a curare una malattia («to cure») non è una sconfitta e non esclude affatto la possibilità di prendersi cura del malato («to care»).
Roberto Colombo spiega perché il ddl Bazoli «stravolge» la sentenza della Consulta a cui dice di ispirarsi, «andando molto al di là delle pur discutibili maglie tessute dalla Corte»
Un rapporto di Health Canada, infatti, indica che il numero di morti assistite registrate in Canada è cresciuto da 2.838 nel 2017 a ben 7.383 nel 2020, con un aumento quindi di oltre il 160% e si teme che i dati del 2021, non ancora disponibili, vedano crescere ancora di più il numero di persone uccise con l’eutanasia.