ll 2022, lo sappiamo, sarà per l’Italia un anno cruciale per le battaglia in favore della vita. Tra referendum sull’omicidio del consenziente proposto dai Radicali e il disegno di legge sul suicidio assistito in discussione alla Camera, le spinte eutanasiche sul fine vita si fanno sempre più pressanti.
Kevin Yuill, Lecturer presso l’University of Sunderland, suicidologo e da anni in prima linea proprio sui temi del fine vita e dell’eutanasia. Pro Vita & Famiglia lo ha intervistato.
Quanti di voi sanno come è affrontato e regolamentato il “fine vita” in Italia? Una sintesi delle leggi, che disciplinano questa delicata materia, delinea un percorso che di fatto ha aperto la strada alla eutanasia, che è riconosciuta ed applicata in Italia.
Massimo Croce, da 30 anni anestesista e rianumatore, cura a domicilio i pazienti più critici. “Nessuno chiede la morte, ascoltateli”.
Aldo Bova, ortopedico e traumatologo, è presidente del Forum Sociosanitario e dell’Associazione Nazionale Ortopedia e Traumatologia Geriatrica.
Mi preme ribadirlo con forza: il suicidio assistito e l’eutanasia con cui mettere fine a una vita non sono la soluzione, nemmeno nei casi disperati di cui tanto si parla da qualche tempo. Perché lo riaffermo con convinta decisione? Perché giudico tali procedure una sconfitta di ciò che è umano e penso che accettarlo per un medico sarebbe catastrofico.
PROVITA& FAMIGLIA – Mantovano: «Ecco perché è sbagliato dire che una legge eviterebbe il referendum»
Con il magistrato abbiamo dialogato sulla netta differenza che c’è tra i contenuti del Testo Unico sul suicidio assistito in discussione alla Camera e il referendum sull’eutanasia proposto dai Radicali. L’uno non esclude affatto l’altro e sembra quindi non avere alcun senso sostenere l’approvazione di una legge, come “male minore” in grado di arginare le possibili derive di una consultazione referendaria.
Nell’autunno del 1941 uscì un film in Germania dal titolo “Ich Klage An” (“I Accuse”) prodotto dal Ministero della Propaganda retto da Joseph Goebbel,
creato per diffondere l’ideologia del nazionalsocialismo nella Germania nazista e controllare le espressioni culturali nel paese. Il film fu proposto da Karl Brandt, uno dei principali responsabili di “Aktion T4”, per giustificare le misure intraprese e mettere a tacere le numerose critiche che portarono all’interruzione del programma T4 avvenuta nel mese di agosto. Il film era tratto dal romanzo Sendung und Gewissen («Missione e coscienza»)
del medico e scrittore Helmut Hunger, altro elemento chiave dell’Aktion T4
Nel “Programma di eutanasia nazista”, convenzionalmente chiamato “Aktion T4”, tra il 1939 e il 1945 trovarono la morte circa 200.000 persone con disabilità o con disturbi mentali.