Apprendiamo che il Partito Democratico ha presentato un emendamento in Regione Toscana per tagliare 30 mila euro dal fondo disabilità e destinarli al suicidio assistito. Si tratta della prova definitiva che dietro la propaganda sul “fine vita” si cela un vero e proprio progetto eutanasico che mira a rifondare il sistema sanitario nazionale sullo scarto dei più fragili, gli anziani e gli “improduttivi”, proprio come nei più barbari regimi totalitari del passato.
Intervista a Francesco Grazzini, consigliere comunale di Italia viva a Firenze che ha espresso la propria contrarietà alla legge toscana sul suicidio assistito.
Dopo la nota Cei, la politica si confronta su regole che siano condivise. Il relatore al Senato Zanettin (FI): non basta una maggioranza risicata. Schillaci: Schillaci: Schillaci: no a leggi regionali.
Dal presidente dell’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) un rigetto, argomentato e definitivo, per ogni ipotesi di percorsi di morte in strutture che devono battersi per salute e vita.
Altro che dibattito, in commissione i promotori della buona morte smantellano la bozza approvata alla Camera dei Comuni. Via la garanzia del giudice dell’Alta Corte, a rischio il criterio dei 6 mesi di vita: «Troppe tutele e perdite di tempo».
La condanna dell’eutanasia trova le sue motivazioni nella legge naturale e in una corretta filosofia della politica.
Nemmeno l’invocato carattere di cedevolezza legittima l’intervento regionale. Dalle sentenze della Corte, la materia è penale, su cui la competenza statale è esclusiva.
Nota della CEI sulla legge della Toscana sul suicidio assistito: “serve legge nazionale sul Fine vita, non si può anticipare la morte, tutelare la dignità”.
Credo che valga la pena di fare di tutto per sostenere chi è più fragile, lottando ogni giorno per ridare a tutti dignità. Sono convinto e desidero vivere con la ferma convinzione che l’uomo è la creatura più sublime che ci sia; che vale la pena impegnarsi per salvare ogni creatura umana, senza criteri economici.
Il costituzionalista: la legge della Toscana vorrebbe indicare solo una procedura ma si scontra con il principio indicato dalla stessa Consulta e finisce col fondare impropriamente un diritto.