L’intervento nella Giornata diocesana del Malato, dopo la legge toscana sul suicidio assistito: «amore e attenzione» risposte a un mondo che «considera inutile e senza senso» la vita fragile.
Uno dei punti cruciali in cui la legge toscana ha invaso le prerogative del Parlamento riguarda la fase della prestazione assistenziale al suicidio assistito. Su questo punto, occorre chiarire subito che la Corte costituzionale nella sentenza 242/2019 non ha dato alcuna indicazione.
Netta presa di posizione della Presidenza dei vescovi italiani sulla norma appena approvata in tema di suicidio assistito: «Non smarrire l’umanità». Il richiamo sulle cure palliative.
La proposta di legge, come noto, intende introdurre nella Regione un diritto all’erogazione di trattamenti di suicidio assistito, descritto come un diritto individuale e “inviolabile”, che “non può essere limitato, condizionato o assoggettato ad altre forme di controllo”. Per le prestazioni e i trattamenti di suicidio assistito è prevista la gratuità. L’art. 6 della proposta di legge contiene la clausola finale di invarianza: dalla legge non deriverebbero nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio regionale. Questo punto, però, meriterebbe un approfondimento specifico. Le procedure di suicidio assistito sarebbero a costo zero?
La discussione in alcune Regioni sul progetto di legge per introdurre percorsi sanitari e legali per la morte medicalmente assistita solleva interrogativi etici e giuridici. Eccone tre da comprendere.
Nei giorni scorsi, una nuova legge, votata a maggioranza dal Consiglio Regionale, ha reso la Toscana la prima regione italiana a legalizzare il suicidio assistito. Un’approvazione avvenuta, per ironia della sorte o forse – chissà – per malafede, proprio l’11 febbraio, Giornata Mondiale del Malato.
Le cure palliative garantiscono dignità e sollievo ai malati, ma in Italia l’accesso resta disomogeneo. Mentre il Nord offre reti strutturate, il Sud fatica a garantire assistenza adeguata, soprattutto pediatrica. Investimenti, formazione e integrazione nel Servizio sanitario nazionale sono le sfide per colmare il divario.
Una fuga in avanti “prevedibile” per i ritardi colpevoli e ingiustificati del Parlamento. Una legge che “ha interpolato il dettato della Corte” e mette a rischio le persone più fragili e sole. Dal giurista Alberto Gambino fa un duplice auspicio: un’accelerazione del Parlamento per arrivare finalmente ad una legge nazionale e, contestualmente, un’impugnativa del provvedimento regionale da parte del Governo
Il suicido della persona può essere mero problema “organizzativo”?
Monsignor Gherardo Gambelli interviene con chiarezza nel confronto dopo il varo in Regione della prima legge italiana sul suicidio assistito. «Non è un traguardo ma una sconfitta per tutti».