Due visioni dell’uomo e del mondo si fronteggiano intorno alla questione dell’eutanasia: il principio di dignità di ogni vita e il principio di autodeterminazione. L’eutanasia è il totem da abbattere o il diritto da liberare? Ecco perché non bisogna mai abbassare la guardia e anzi, bisogna ricordarsi perché noi a queste domande rispondiamo sempre con un “no” al dramma dell’eutanasia. Di seguito riproponiamo un approfondimento-focus su questa tematica.
Quando si parla delle situazioni di avvicinamento alla morte, fine vita, la realtà non è mai bianca o nera, ma una graduata scala di grigi. L’esperienza sul campo aiuta a capire che ogni situazione dev’essere gestita in modo differente, in base alle competenze, la preparazione e la propria attitudine personale
Sappiamo bene come il protrarsi e il degenerare di una grave malattia possano provare la persona che ne è colpita fino a lasciarla “schiacciata“ dalle difficoltà che essa comporta, sia a livello fisico che psicologico e relazionale. Riproponiamo quindi qui di seguito un articolo a firma di Luca Scalise, già pubblicato in passato, sul tema dell’eutanasia.
DOPO UN ANNO DALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE SULL’EUTANASIA E SUL SUICIDIO ASSISTITO LA SITUAZIONE IN SPAGNA RISCHIA DI DIVENTARE FUORI CONTROLLO…
Nei Paesi Bassi l’eutanasia è legale dai 12 anni in su. Ora si vuole estenderla anche nella fascia di età da 1 a 12 anni, per i bambini più piccoli. Fermo restando che deve esserci la volontà del bambino in questione. Le condizioni fanno dubitare che la scienza medica sia ancora seria.
Il ministro della Salute dei Paesi Passi chiede un protocollo per fare l’iniezione letale anche ai bambini. Promemoria per chi, anche tra i cattolici, pensa che normare la “dolce morte” sia un bene
Oggi si può già organizzare la propria morte, nei modi, nei tempi, nell’ambiente in cui avviene. Accade in Canada, come racconta l’inquietante libro di un medico che pratica il suicidio assistito di Assuntina Morresi
E’ una giovane donna di 36 anni, Marie, cittadina francese, rimasta folgorata dalle bellezze artistiche del nostro paese, al punto da scegliere di trasferirsi in Italia stabilmente. Per questo motivo 7 anni fa decide di aprire un’agenzia di viaggi a Roma. Ma la malattia strisciante che dall’età di 16 anni l’accompagna, la nevralgia del pudendo, si riaffaccia acutizzandosi a causa dello stress, al punto da costringerla su una sedia a rotelle, impedendole di spostarsi, di lavorare e di vivere. Ci ha raccontato la sua storia, fatta di difficoltà, ostacoli, ingabbiata da una burocrazia – quella italiana – piena di falle, ma anche di speranza. Una speranza che non le ha mai fatto pensare, neanche per un istante, a quell’assurda bugia che è l’eutanasia come alternativa di “dolce morte”.
Antonio Pelagatti è un ingegnere romano di 61 anni. Più della metà della sua vita l’ha trascorsa lottando contro un avversario più che temibile: la distrofia facio-scapolo-omerale (FSHD), patologia degenerativa classificata come rara ma, in realtà, più diffusa di quanto si pensi.