In Canada il governo progressista di Justin Trudeau sta lavorando per dare la possibilità di morte medicalmente assistita a chi è affetto da una malattia mentale. Un’ipotesi che ha già suscitato numerose polemiche, soprattutto da parte di medici ed esperti.
Eppure in Canada si vuole proseguire su questa strada e questo potrebbe portare, già a marzo 2023, ad aprire definitivamente l’eutanasia e dunque l’assistenza medica per la morte per malattie mentali come depressione, disturbo bipolare, disturbi della personalità, schizofrenia, disturbo da stress post-traumatico.
Il 25 aprile ricorrono i 20 anni dall’introduzione della «morte a richiesta per legge». Pressioni per allargare le previsioni della norma
Cresce ancora il trend delle morti per eutanasia in Olanda, un baratro che non pare abbia fondo.
Una vita umana, un individuo, quando finisce, non può essere sostituito. È qualche cosa di unico e insostituibile, e la tutela della sua unicità e insostituibilità dovrebbe essere la prima preoccupazione per tutti, fin dove e fin quando è possibile.
La verità è che non solo la vita in generale, ma la nostra stessa vita ci appare come un enigma, che nessuno sembra in grado di sciogliere e che la scelta (sia quella individuale sia quella sociale) a favore della morte ci porta con durezza di fronte alla domanda più radicale che un essere umano possa porsi: quella sulla propria identità, che, ci piaccia o no, è una identità unica e irripetibile.
E’ ripresa alla Camera dei Deputati la discussione sul “Testo Unico sul Suicidio Assistito” anche se, per il momento, non si intravvedono accordi di massima. Lo esaminiamo, mostrando tutte le criticità; per questo va bloccato.